La Nuova Sardegna

Oristano

Sindaco, assessore e dipendenti minacciati

Sindaco, assessore e dipendenti minacciati

A processo una persona assistita dai Servizi sociali del Comune. Diceva: «Faccio una strage»

31 gennaio 2017
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ORISTANO. Sindaco, assessore, assistenti sociali, dipendenti comunali. Nell’elenco sembra non mancare nessuno. Sono le persone minacciate da Giovanni Maria Soru, una dei tanti assistiti dai Servizi sociali del Comune. Lo era anche negli anni tra il 2013 e il 2015, quando ripetutamente bussava alle porte degli uffici. E se non otteneva le risposte gradite era capace di mostrare tutta la sua contrarietà in modi non esattamente legittimi.

Per il pubblico ministero Daniela Caddeo, quei modi si chiamano minacce e furono pesanti e ripetute. Al sindaco Guido Tendas vennero lasciati messaggi inequivocabili nella segreteria telefonica: «Ti trovo quando voglio e ti uccido quando voglio. È inutile che scappi tanto ti acchiappo, in due ti rompo, ti pugnalo, trenta coltellate ti do, quello non te lo scampi, ti uccido quando vai a casa, stai attento a dove passi».

Una sola parola fu invece proferita durante una telefonata effettuata al cellulare dell’assessore Maria Obinu che riconobbe la voce di Giovanni Maria Soru che diceva, dopo una serie di parole inafferrabili quella chiarissima: «Bomba». Ma l’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Campanelli, non si sarebbe limitato alle sole telefonate. Era diventato l’incubo di assistenti sociali e impiegati. Due di loro, l’assistente sociale Elisa Daga e l’esecutore amministrativo Immacolata Fanari, hanno deposto ieri mattina di fronte al giudice Elisa Marras al pari del sindaco e dell’assessore. La prima ha ricordato diversi episodi che hanno portato poi alla denuncia e al processo dell’imputato che, in un’occasione, la minacciò brandendo un cacciavite e promettendo una strage e in un’altra, indossato un casco e presi a calci mobili e porte, le scagliò contro una sedia che l’assistente sociale riuscì a evitare. La seconda ha invece parlato di quella presenza ricorrente e delle continue telefonate di scarsa cortesia che stavano turbando la quotidianità non solo lavorativa della dipendente.

Perché avrebbe agito in quel modo? Le condizioni di salute certo non agevolavano l’assistito, ma il problema di fondo stava nella ripetuta necessità di avere un lavoro e assistenza a tutti i costi. Ogniqualvolta c’era da stilare una graduatoria per progetti assistenziali o c’erano da assegnare i contributi ad essi legati, Giovanni Maria Soru era sempre presente in Comune coi suoi modi che ora gli costano il processo che proseguirà il 12 giugno. (e.c.)

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