La Nuova Sardegna

Oristano

Una ricetta contro la Sla Paolo combatte anche così

di Roberta Fois
Una ricetta contro la Sla Paolo combatte anche così

Il giovane Palumbo, colpito dalla malattia, ha presentato il suo libro “Sapori a colori” è stato scritto e pensato assieme allo chef Luigi Pomata

19 marzo 2017
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ORISTANO. C’è un libro di ricette che non parla solo di cucina. Sono pagine che parlano di forza, di coraggio, di vita. Parlano di lotta, di sogni, di speranza. Parlano di un gigante di diciannove anni, della sua grinta, della sua passione e del suo instancabile sorriso. Quel libro parla di ricerca, di impegno e di quei soldati con il camice bianco che si prodigano ogni giorno per sconfiggere quel terribile mostro, quell’incubo reale e inatteso che non tutti riescono a guardare in faccia e combattere.

“Sapori a colori. Sconfiggere la malattia con buona cucina” non è solo un libro. Lo dimostra il suo autore, Paolo Palumbo. È quel ragazzo che quando ha iniziato a muovere i primi passi verso il sogno di diventare chêf ha visto il suo corpo rallentare e le sue braccia muoversi impacciate, bloccate da una forma aggressiva di sclerosi laterale amiotrofica. La Sla, quella malattia neurodegenerativa progressiva che strappa le energie, ma non quelle che servono per sognare. E lo ha capito Paolo, quando è entrato per la prima volta nel Centro clinico NeMo di Milano per iniziare una cura sperimentale. Lo ha capito quando ha parlato con le persone affette dalla sua stessa patologia e ha scoperto l’importanza di ritrovare i sapori per chi, alimentato tramite sondino a causa dei problemi di deglutizione, ne conserva solo un nostalgico ricordo.

Allora Paolo, insieme allo chêf Luigi Pomata, ha scritto il suo sogno cucinando con le mani del fratello Rosario, a cui dà le istruzioni per preparare le pietanze. Poi ha fatto un altro passo e ha scritto il libro di ricette di cucina che è anche una storia di vita. Ricette sfiziose, colorate e saporite anche per chi le assaggerà in forma omogeneizzata. «È una bellissima avventura – ha spiegato Luigi Pomata –. Significa divulgare la cucina di qualità fatta con intelligenza e passione, quella che ha messo Paolo». Primi, secondi, dessert. Pietanze studiate nel minimo dettaglio insieme alla collaborazione di nutrizionisti e della logopedista Sara Fois, che hanno indirizzato i due chêf sulla scelta degli ingredienti più adatti. «Luigi ha bocciato diverse mie ricette – ha detto ironico Paolo durante la presentazione del libro –. O meglio, abbiamo modificato gli ingredienti che possono fare a pugni con qualche medicina e con la Sla. Ma non quelli del tortino al cioccolato, ovviamente con cacao di prima scelta, come tutti gli ingredienti usati nel nostro libro».

E si va quindi dal cioccolato fondente sposato con fragole e frutti di bosco ai filetti di spigola con olive e rucola, agli gnocchi di patata viola su crema di porri castagne e tartufo, al filetto di orata in salsa verde e ratatouille di verdure. Ricette adatte a tutti e semplici da preparare, dove la cucina si arma a favore della scienza, per chi ha voglia di ritrovare il piacere della tavola, di assaggiare il sogno di Paolo e unirsi a lui, alla sua famiglia e all’esercito di medici che lotta contro la Sla, quelli del Centro Clinico NeMo dove Paolo è in cura e a cui verrà devoluto il ricavato del libro a sostegno della ricerca.

«Noi tutti condividiamo lo stesso sentimento – ha detto Mario Sabatelli, del centro clinico di Roma –. Non vogliamo rassegnarci davanti al potere di questa malattia. Oggi conosciamo molte cose della Sla, purtroppo non sufficienti per combatterla. Ogni giorno aggiungiamo un piccolo tassello che ci fa andare avanti e arriveremo a trovare una cura anche grazie a persone come la famiglia Palumbo. Quello che vediamo con loro non è il comportamento più comune, loro hanno alzato lo sguardo, hanno guardato oltre e si sono attivati per cercare i fondi per aiutare la ricerca per sconfiggere la Sla».

E assieme ai sapori e ai colori, c’era anche la musica, stavolta solo ideale e non suonata, del dj Andrea Turnu di Ales. È un altro simbolo della gioventù che non si piega di fronte alla malattia e non ha voluto mancare all’appuntamento. In due si lotta meglio. In tanti ancora di più.

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