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Non tentarono di dare fuoco, assolti tre giovani migranti

Non tentarono di dare fuoco, assolti tre giovani migranti

NORBELLO. L’incendio di quello quattro stoppie non avrebbe mai e poi mai potuto mettere a repentaglio il bosco che si trovava ben distante e separato da una zona di pietre e rocce. Ancora meno le...

05 aprile 2017
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NORBELLO. L’incendio di quello quattro stoppie non avrebbe mai e poi mai potuto mettere a repentaglio il bosco che si trovava ben distante e separato da una zona di pietre e rocce. Ancora meno le fiamme, alla fine dei conti un focherello di poco conto, avrebbero potuto raggiungere la struttura di Nuraghe Ruiu, dalla quale erano distanti almeno ottocento metri. Queste considerazioni sono emerse con evidenza al processo che si è concluso ieri in tribunale a Oristano (giudice monocratico Silvia Palmas), davanti al quale erano citati tre giovanissimi migranti che nel mese di agosto scorso erano ospiti del camping Nuraghe Ruiu. Oggi, dei tre ragazzi somali (19, 20 e 21 anni), arrestati il 29 di agosto (e poi rimessi in libertà), a Nuraghe Ruiu ne è rimasto uno solo. Gli altri, che nel frattempo hanno ottenuto lo status di rifugiati, sono andati in un centro di accoglienza di secondo livello nella penisola. Ma tutti e tre, difesi dagli avvocati Stefano e Mariaclaudia Coco, sono stati completamente assolti da tutte le accuse, nonostante il pubblico ministero Marco De Crescenzo ne avesse chiesto la condanna.

Il processo ha fatto chiarezza su un episodio che aveva creato tensioni nel piccolo centro di Norbello, il cui sindaco, a suo tempo, si era lamentato dell’eccessivo carico di migranti destinato al suo comune: 80 a fronte di una popolazione di 1300 abitanti.

Ma i tre ragazzi, quella sera, non avevano certamente intenzione di dare fuoco proprio a nulla. E nemmeno avrebbero potuto: come ha spiegato il comandante della stazione forestale di Ghilarza, Sebastiano Cappai, il fuoco era stato acceso a circa ottocento metri dalla struttura. E l’estensione delle fiamme, per dimensioni e per la zona rocciosa in cui si sono sviluppate, era del tutto inidonea a creare un incendio boschivo. Al processo è emerso che non ci fu necessità di interventi da parte dei Barracelli o della Forestale. Alla fine, era un falò attorno al quale ritrovarsi e sedersi. La sentenza lo ha chiarito, spegnendo – oltre al fuoco – anche quel che restava delle polemiche.(si.se.)

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