La Nuova Sardegna

Oristano

Fotovoltaico, il Comitato rilancia i dubbi

di Simonetta Selloni
Fotovoltaico, il Comitato rilancia i dubbi

Gli oppositori all’impianto: «Lo avevamo detto: si tratta di un’impresa industriale, l’agricoltura è solo un pretesto»

18 aprile 2017
3 MINUTI DI LETTURA





NARBOLIA. C’è una cifra cromatica che fa la differenza, nella piana di Narbolia che accoglie le 1611 serre dell’impianto fotovoltaico della Enervitabio Santa Reparata. È, appunto, il grigio metallizzato dei 107mila pannelli solari che stride con i pezzi di verde, i terreni rimasti fuori dal progetto delle serre. Un grigio metallizzato che riflette il colore dei guai che si concentrano attorno all’impianto, di fronte ai quali i malumori creati dal Comitato S’Arrieddu, che vi si opponeva, sembrano diventati un gioco da ragazzi. Anche se è realistico pensare che l’input per i problemi, pressanti e attuali, della Enervitabio, possano essere scaturiti dalla battaglia contro le serre avviata dal Comitato S’Arrieddu. Rischio fallimento, attivato da alcuni creditori, un’inchiesta della Guardia di finanza sull’ipotesi di evasione fiscale, gli accertamenti del Gestore per i servizi dell’energia sull’effettivo svolgimento dell’attività agricola, alla quale è finalizzata la produzione delle energie alternative –

Il Comitato. «Ribadiamo che la sentenza del Consiglio di Stato è per noi ingiusta perchè si basa su presupposti che riteniamo falsi». Pietro Porcedda, è il portavoce del Comitato S’Arrieddu, che con Adiconsum e Italia Nostra aveva iniziato una battaglia contro quella che viene ritenuta una «speculazione che con l’agricoltura non ha nulla a che fare». Il loro ricorso al Tar, accolto, aveva avuto come effetto lo stop dei contributi erogati dal Gestore per i servizi dell’energia. Un fermo pesante, visto che i contributi sono di 8 milioni di euro l’anno, garantiti per i 20 anni della concessione.

Il Consiglio di Stato. Le passività dell’Enervitabio iniziano proprio per via di quello stop. Ma a riattivare il flusso di denari ci pensa la sentenza del Consiglio di Stato, al quale fa ricorso l’azienda in compagnia della Regione Sardegna. La pronuncia del Consiglio di Stato, di accoglimento delle ragioni di Enervitabio e Regione, ha due effetti: sblocca l’attività delle serre e infligge una pesante mazzata al Comitato S’Arrieddu, condannato a pagare 15mila euro di spese.

Il ruolo della Regione. «Pensiamo la Regione avrebbe dovuto assumere un atteggiamento ben diverso. Avrebbe dovuto impegnarsi per sostenere l’agricoltura, quella vera. Se i fondi destinati alle rinnovabili venissero utilizzati per gli incentivi all’agricoltura, i risultati sarebbero ben diversi», è l’opinione di Porcedda. Secondo il Comitato S’Arrieddu, «l’Enervitabio non ha fatto un intervento funzionale all’agricoltura, come prescrive la normativa. Non avevano neanche un agricoltore, hanno inserito un agronomo nella compagine societaria soltanto nel luglio 2012, dopo l’approvazione del progetto».

Le attività agricole. L’aspetto della reale sussistenza delle attività agricole, la condizione per la quale è pensata la legge, è uno dei problemi della Enervitabio. «Quali sono le attività agricole che si svolgono sotto le serre? Che tipo di reddito producono? Non si sa, perchè la Enervitabio ha presentato, nel 2016, i bilanci degli ultimi tre anni ma lo ha fatto in forma abbreviata, e quindi non si capisce quali siano i ricavi provenienti dalle coltivazioni e quali dalla produzione di energia», dice Porcedda.

I prezzi delle terre. «C’è stato un vero e proprio land grabbing. I 64 ettari sui quali sorgono le serre avevano un prezzo di 12mila euro all’ettaro prima che intervenisse l’Enervitabio, che li ha strapagati: 40mila euro a ettaro. E ora, i terreni attorno costano quel tanto. Un mercato drogato, chiunque sia rimasto fuori e volesse ingrandirsi, acquistando terreni per la sua azienda, semplicemente non può farlo. Se non a costi altissimi, folli», è la considerazione del Comitato S’Arrieddu. Che ritiene l’intera operazione è di tipo industriale, non agricolo. Ma tra rischio fallimento, inchieste – della Guardia di finanza, dell’Erario, cui si aggiungo gli accertamenti del Gestore per i servizi dell’energia – la Enervitabio forse rimpiange i tempi in cui si doveva confrontare con il Comitato S’Arrieddu.

In Primo Piano
Politica

Sanità, liste d’attesa troppo lunghe La Regione: «Faremo interventi strutturali»

Le nostre iniziative