La Nuova Sardegna

Oristano

«Riportiamo le persone al centro della politica» 

di Enrico Carta
«Riportiamo le persone al centro della politica» 

Con le sue tre liste rivendica la patente di unico movimento davvero civico: «Il nostro è un partito perché dopo le elezioni accoglierà tutte le idee migliori»

05 giugno 2017
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ORISTANO. Terzo appuntamento con i candidati alla carica di sindaco. L’intervista di oggi è con Filippo Martinez, sostenuto dalle liste Capitale Oristano, che è anche il nome della coalizione, Arti Mestieri e Imprese, Sport Salute Volontariato e natura e Scuola Identità e Ambasciatori nel mondo.
Avete reclamato il diritto a essere considerati come l’unico vero raggruppamento civico. Cosa vuol dire fare oggi politica al di fuori degli schemi tradizionali a Oristano?
«Mi sono candidato per esasperazione. Non trovavo però tra le carte del mazzo, il modo per esprimere il mio sentire politico e non parlo solo di politica a livello locale. Questa farsa sta uccidendo tutto il mondo occidentale perché non ha più nulla a che fare con la pòlis, ma serve per altri giochi. I parametri sono tutti tesi alla questione economica fine a se stessa. Vengono umiliati certi valori che invece dovrebbero essere l’essenza dell’essere umano».
E allora, che valori deve ripescare un sindaco della nostra città?
«Deve ripescare il senso profondo dell’uomo. Noi viviamo uno spazio e il sindaco deve fare in modo che questo spazio sia accogliente per noi stessi e per gli altri. Dobbiamo recuperare l’anelito alla gioia, abbiamo bisogno di essere felici e per farlo bisogna ripartire dalle persone abbandonando i parametri della politica attuale, ma riferendoci al senso profondo della politica. Così ho cercato delle persone, ho costruito delle liste civiche non con nomi più o meno fantasiosi, ma che andavano a designare le specificità delle persone che confluivano. Sono tre liste, ma in realtà è una sola e nessuna delle persone che con me portano avanti questa sfida si è sognato di chiedermi una poltroncina di assessore. I tre che me l’hanno chiesta adesso militano in altre liste. Allo stesso modo a me non interessava diventare sindaco a ogni costo. Avrei potuto cercare apparentamenti e sarei stato certo di diventarlo, però non avrei potuto governare. Non avremmo potuto governare».
Lei, facendo un richiamo al greco, lo chiama “pantito” e non partito.
«Se ti candidi a governare una città, non puoi essere partito ovvero espressione solo di una parte. Ecco allora il richiamo alla parola greca pas ovvero il tutto e infatti da noi ci sono persone con orientamenti politici eterogenei. Pantito vuol dire che se diventassi sindaco anche quella che con un’orrenda parola viene definita opposizione verrà accolta. Non avendo prospettive di carriere politiche o di poltrone, faremo in modo di abbattere gli steccati che oggi ci separano dalle altre coalizioni».
Questa novità è la vera rivoluzione “martineziana”?
«È chiaro che costruirò la giunta con chi mi è stato più vicino in questi mesi, ma cercheremo di dare tutto lo spazio alle buone idee da qualsiasi parte arrivino. E non solo queste idee verranno accolte, ma verrà riconosciuto il giusto merito a chi le avrà portate sul tavolo. La nostra coalizione sparirà immediatamente dopo l’elezione, perché dobbiamo accogliere tutti».
Economia fine a se stessa, ma è pur vero che i Comuni hanno ormai gravissimi problemi a far quadrare i conti.
«Le opportunità non mancano, ci vogliono guide che indirizzino nella partecipazione ai bandi. Faccio l’esempio della piccola Sorradile che ha riscosso nove milioni partecipando a un bando al quale ha partecipato anche Oristano. Ce l’ha fatta perché ha presentato quindici progetti di cui dieci sono stati ammessi al finanziamento. Oristano ha preso solo 800mila euro perché ha presentato appena tre progetti. Altro esempio, e qui mi riallaccio anche al più volte richiamato concetto di Area Vasta, è il progetto Phoinix che coinvolge tutto il nostro territorio. La Regione ha preferito finanziare altri progetti che non riguardano Oristano e allora ecco un’altra necessità ovvero quella di offrire alla città una vera rappresentanza a livello regionale. Noi ci faremo sentire in Regione anche a costo di scomodare Zorro».
Più volte avete sventolato la bandiera della cultura.
«La cultura è vita, è consapevolezza ed è anche una voce economica che pesa per il 2,9% sul Pil senza associare ad essa i soldi che provengono dal turismo che è un fattore produttivo direttamente legato a essa. Diamo uno sguardo dall’alto a Oristano e a tutto il territorio non fermandoci agli stretti confini comunali. È il trionfo del tutto di cui parlavamo e non possiamo certo dire che sia un territorio rovinato».
Come uniamo sviluppo turistico e accoglienza alla carenza cronica di posti letto?
«La Sartiglia riempie gli alberghi per tre giorni. È evidente che se c’è una circolazione di persone, invece che aprire pizzerie o altri esercizi si apriranno attività ricettive. Noi faremo ponti d’oro a chiunque lavori per il bene della città, il Comune dovrà occuparsi di informare tutti sulle opportunità alle quali possono accedere. Apriremo uno sportello dove ci saranno degli esperti che indirizzeranno chi vuole investire, avremo un team formidabile a Bruxelles, abbiamo contatti importanti ad Abu Dhabi».
Turismo è inevitabilmente anche centro storico.
«Sì e non lo si può chiudere adesso. Bisogna gradualmente far arrivare le persone a capire che ne possono usufruire a piedi. Lo animeremo giorno per giorno, sarà un luna park di intelligenze e di sperimentazione così come l’intera città. Sarà un grande spazio di vita e a quel punto, solo quando saremo sicuri che l’economia interna non avrà dei contraccolpi, si potrà chiuderlo in determinati orari e in certe zone. Il nostro sogno è solo quello di vivere meglio, non abbiamo ambizioni politiche».
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