La Nuova Sardegna

Oristano

Capitale della cultura Oristano ancora in corsa

di Roberto Petretto
Capitale della cultura Oristano ancora in corsa

L’assessore Sanna: «Confermiamo l’impegno, al lavoro per preparare i dossier» Sono 46 le città Italiane che concorrono al riconoscimento per il 2020

20 agosto 2017
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ORISTANO. I tempi sono strettissimi: entro la metà di settembre dovranno essere presentati i dossier a sostegno delle candidature a “Capitale italiana della cultura”. Oristano, che già a maggio aveva deliberato, attraverso un atto formale della giunta Teìndas di partecipare alla competizione, ora è un po’ in ritardo. Le altre città concorrenti hanno elaborato dei piani e preparato la documentazione. Anche Nuoro, l’altra città sarda candidata, ha già impostato il lavoro. Qui si paga forse un ritardo anche legato alle elezioni comunali, ma il cambio di amministrazione non cambia i programmi: «Assolutamente no - dice il vicesindaco e assessore alla Cultura, Massimiliano Sanna -. Confermiamo l’impegno nella candidatura della nostra città a Capitale italiana della cultura. Martedì prossimo alle 10 ci vedremo con gli esperti che sono stati invitati a elaborare dei dossier. Faranno un lavoro rapido e riusciremo a presentare una documentazione adeguata. Negli n uffici a questo progetto stanno lavorando da tempo Elena Sechi e Gianluigi Matta della Programmazione».

L’edizione 2016 per cui era stata scelta Mantova era stata un successo. Quest’anno toccherà a Pistoia mentre l’edizione 2018 è stata assegnata a Palermo e quella 2019 a Matera.

Per il 2020 sono 46 le città candidate: in Piemonte Asti, Casale Monferrato, Cuneo; in Lombardia: Bellano, Tremezzina; in Veneto Pieve di Cadore, Treviso; in Trentino Alto Adige Merano; in Emilia Romagna Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Scandiano; in Toscana Montepulciano, Pietrasanta, Prato; nelle Marche: Ancona, Fabriano, Macerata; in Umbria Foligno; in Abruzzo Lanciano, Teramo; nel Lazio Tivoli; in Campania: Agropoli, Aversa, Benevento, Capaccio Paestum, Caserta, Ravello, Salerno, Telese Terme; in Puglia Alberobello, Altamura, Bitonto, Ceglie Messapica, Fasano, Gallipoli, Villa Castelli; in Calabria Vibo Valentia; in Sicilia Agrigento, Catania, Messina, Noto, Ragusa, Siracusa; in Sardegna Oristano e Nuoro

Lo staff di esperti chiamato a preparare i dossier che accompagneranno la candidatura di Oristano è formato dal curatore dell’Antiquarim Arborense, l’archeologo Raimondo Zucca, dal presidente dell’Istar, Giampaolo Mele, dal curatore della pinacoteca comunale, Ivo Serafino fenus, e dal direttore della Fondazione Sartiglia, Francesco Obinu.

«Ma avremo il contributo anche di altri esponenti del mondo della cultura oristanese - dice ancora l’assessore Sanna -. Nei prossimi giorni sentirò il direttore del Centro servizi culturali, Marcello Marras».

Tempi strettissimi, dunque: le elezioni e le ferie estive hanno messo Oristano in condizione di rincorrere: «Ce la faremo - dice fiducioso Massimiliano Sanna -. Presenteremo un dossier ricco. Gli esperti sono in condizione di lavorare bene e rapidamente».

L’iniziativa della Capitale italiana della cultura punta «a sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura».

Possono partecipare al Bando i Comuni, le Unioni di Comuni e le Città metropolitane che non abbiano partecipato alla selezione per la Capitale Italiana della Cultura 2018.

La selezione della candidatura avviene secondo questi criteri: coerenza del progetto rispetto alle finalità di legge e alle altre iniziative di valorizzazione del territorio, efficacia del progetto come azione culturale diretta al rafforzamento della coesione e dell'inclusione sociale; previsione di forme di co-finanziamento pubblico e privato, condivisione progettuale con altri enti territoriali e con soggetti pubblici e privati portatori di interesse presenti sul territorio, innovatività e capacità delle soluzioni proposte di fare uso di nuove tecnologie, capacità del progetto di incrementare l'attrattività turistica del territorio, realizzazione di opere e infrastrutture di pubblica utilità destinate a permanere sul territorio.

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