La Nuova Sardegna

Oristano

Coltivare gli ulivi: Bosa riscopre l’antica vocazione

di Alessandro Farina
Coltivare gli ulivi: Bosa riscopre l’antica vocazione

Un pilastro dell’economia locale sino al dopoguerra Quindi il periodo di decadenza e ora i tentativi di rilancio

05 gennaio 2018
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BOSA. Fino al dopoguerra pilastro economico insieme a pesca e artigianato, l’agricoltura nella valle del Temo ha sofferto, e non poco, delle imponenti sfide della globalizzazione, e perso più di una battaglia. Chiuso nei primi anni ‘80 il mercato civico, che soddisfaceva la domanda prettamente locale, la polverizzazione delle produzioni nelle campagne di Bosa non poteva rispondere ai numeri richiesti dalla grande distribuzione commerciale. Né è riuscita a imboccare la strada delle piccole produzioni di qualità certificata: idee e tentativi si sono per buona parte arenati.

Neanche con la cultivar “bosana”, malgrado l’estensione degli oliveti ed il fatto che la qualità di queste olive abbia conquistato con successo altre realtà dell’isola. Oggi la produzione di olio della “bosana” gratifica insomma altre aree, anche con l’utilizzo di quelli che un tempo erano semplici scarti di produzione nella cosmesi, il settore che apre a nuove potenzialità di guadagno.

Una sfida da raccogliere e riprendere, che ha necessità però di una impronta chiara, definita e incisiva dalla sponda amministrativa. «Sviluppo delle attività produttive è l'assessorato che abbiamo istituito da circa un anno, e questo dice tutto sull'importanza che diamo all'agricoltura, alla pesca all'artigianato ed al commercio nella nostra città», dice l’assessore Silvia Tanda.

«Abbiamo avviato una serie di politiche di sostegno in questi settori, incentivando per esempio la realizzazione a Bosa del primo Mercato contadino a km zero. Con un bilancio positivo dopo tre mesi di prova, che ha convinto a riproporsi anche in edizione invernale. Senza contare l’adesione al Gal Terre d’Olia, e l’aver gettato le basi per la costituzione di una rete di impresa che racchiude già circa 25 aziende in olivicoltura, vitivinicola, florovivaistica, pesca, casearia, ristorazione. Tutto negli ultimi 12 mesi, a dimostrazione che si può iniziare a lavorare per cambiare le cose».

Attenzione in particolare al settore olivicolo: «La rete d'impresa presentata ufficialmente il mese scorso dal presidente Franco Madeddu ha grandi ed importanti obiettivi: uno è la certificazione della produzione locale di “bosana”: dalla piantina al prodotto finito».

Insomma anche nel territorio di Bosa, pure ricco di alberi, si reimpiantano gli oliveti: «Mentre c’è chi sta terminando l’iter amministrativo per la vendita della produzione di olio, che nel nostro territorio avviene ancora per buona parte in nero».

Nei mesi scorsi Bosa ha aderito all’Associazione nazionale Città dell’Olio: «Questo assessorato sta lavorando inoltre alla costituzione di un “Tavolo verde” che sia di aiuto concreto nel portare avanti politiche per nuove progettualità legate all'olivicoltura, e non solo. Per esempio: un protocollo d'intesa con le agenzie regionali che miri al recupero degli oliveti storici. Questa un'altra delle iniziative che crediamo di riuscire ad attivare entro l'estate», spiega Silvia Tanda.

File rouge la collaborazione, con strumenti «che aiutino i produttori a sentirsi coinvolti in prima persona in un progetto di sviluppo collettivo». Questo potrebbe essere il segreto del successo per il Comune di Bosa.

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