La Nuova Sardegna

Oristano

I ceri benedetti consacrano la Sartiglia

di Enrico Carta
I ceri benedetti consacrano la Sartiglia

Ieri mattina al termine delle celebrazioni per la Candelora la consegna ai due componidori: il primo atto della giostra

03 febbraio 2018
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ORISTANO. L’acqua benedetta va via al momento giusto e lascia lo spazio ai raggi del sole. Fa più caldo del previsto e a fine mattina sembra di essere in un bella giornata di primavera, mentre i tuoni della notte prima non sono più. Al loro posto rullano i tamburi e squillano le trombe ad annunciare la festa, prima che il tardo pomeriggio regali nuove ben auguranti nuvole che scacciano l’incubo della siccità. In fondo, la superstizione e le credenze fanno parte dell’impalcatura della Sartiglia i cui pilastri fondanti restano i gremi e i cavalieri. Un cavaliere.

Nel giorno della celebrazione della Candelora, in via monsignor Cogoni, pieno quartiere di San Paolo, Antonio Giandolfi aspetta che terminino le celebrazioni religiose iniziate all’alba con la messa nella chiesa campestre di San Giovanni dei Fiori dove padre Cristiano Raspino ha benedetto le candele che di lì a poco verranno consegnate ai componenti del gremio e alla pariglia del componidori. Antonio Giandolfi, coi suoi quasi trentun’anni e un bagaglio di esperienza a cavallo da far invidia a qualsiasi fuoriclasse, deve stare coi piedi saldi per terra. Sa già che è il suo giorno e quando le lancette dell’orologio passano mezzogiorno il suo cuore inizia a battere e le sue orecchie provano a captare il suono delle trombe e dei tamburi pronti ad annunciare l’arrivo del presidente del gremio di San Giovanni, Mario Perria. Passano altri venti minuti e i componenti del gremio dei contadini salgono le rampe di scale col cero in mano. La tensione si scioglie nell’abbraccio liberatorio e nell’augurio per la giostra ormai imminente. Poi sono solo sorrisi, alcuni stentati per via della dirompente piena di emozioni, altri liberatori dopo tanta tensione accumulata.

«Non è stata una notte semplice – racconta il componidori, affiancato dai su segundu Andrea Manias e da su terzu Andrea Piroddi –. Di tanto in tanto mi alzavo e controllavo che ora fosse. In fondo è stata più facile l’attesa della mattina». E le parole del capocorsa lo lasciano intuire: «Pensavo che sarebbe stato più difficile il momento della consegna del cero, invece è stata più complicata la lunga attesa. Non ero preoccupato perché era prevista la pioggia, ma volevo che andasse tutto per il meglio e così è stato». Il tempo di fare festa e la mente vola già a quel che sarà tra otto giorni appena. Domenica 11 febbraio è il giorno, il grande giorno.

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