La Nuova Sardegna

Oristano

La Vernaccia conquista Vinitaly ma nei bar oristanesi è poco richiesta

Davide Pinna
La Vernaccia conquista Vinitaly ma nei bar oristanesi è poco richiesta

Solo durante la Sartiglia la città riscopre questo suo antico nettare

17 aprile 2018
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ORISTANO. La Vernaccia di Oristano si conferma a Vinitaly uno dei vini più interessanti e apprezzati del panorama enologico italiano, ma nella città che le dà la denominazione di origine protetta il suo consumo non è altissimo. Il vitigno autoctono risulta essere coltivato in Sardegna fin dall'epoca nuragica. Un'equipe di archeobotanici guidati dal professor Gianluigi Bacchetta pubblicò nel 2015 i risultati di una ricerca decennale che aveva individuato nel sito archeologico cabrarese di Sa Osa semi di vite domestica di due qualità molto pregiate della provincia di Oristano: la Vernaccia e la Malvasia.

Il nome del vitigno attraversa i documenti storici fino ai giorni nostri, passando per il medioevo e l'età moderna, e il suo consumo resta uno dei tratti più caratteristici dei paesi dei Campidani di Oristano, soprattutto sulla riva destra del fiume Tirso, anche se la sua produzione può avvenire, secondo il disciplinare del Ministero per le politiche agricole, anche in qualche limitato territorio della riva sinistra. Gli oristanesi tuttavia, forse per una questione di mode e di gusto “cittadino”, non la consumano con particolare interesse. Su dieci bar controllati nella zona centrale della città, tutti hanno almeno una bottiglia di vernaccia, ma quasi tutti concordano sul fatto che la richiesta non è alta, fatta eccezione per il periodo della Sartiglia in cui i consumi salgono in maniera esponenziale.

Il prezzo della vernaccia giovane, quella più leggera e dagli accenti meno decisi, si aggira in tutti i locali fra 1 e 2 euro a bicchiere. Molti esercenti propongono vernaccia di produzione domestica, qualcuno ha nel listino anche bottiglie invecchiate e altri, anche se molti meno, offrono anche prodotti derivati come il Vermouth. Stando ai racconti degli anziani il consumo di vernaccia nei bar, anche quelli della zona non propriamente interessata dalla sua produzione, era una volta paragonabile a quello attuale di birra. Due eventi condizionarono nella storia recente la domanda e l'offerta. Sul piano del consumo ebbe probabilmente un qualche peso lo scandalo dei vini al metanolo che, pur non avendo riguardato alcuna cantina sarda, provocò negli anni Ottanta una forte diminuzione della domanda di vino nei bar, in favore della birra. Per quanto riguarda l'offerta furono invece disastrosi gli incentivi della Comunità Europea che negli anni Novanta portarono molti produttori a espiantare le vigne. Non è un caso che nella maggior parte dei locali l'identikit del consumatore di vernaccia sia quello dell'uomo di una certa età. Qualche giovane che la chiede c'è, ma spesso in combinazione col Campari nel cocktail chiamato “bicicletta”.

Un esercente con grande esperienza spiega che «la cultura della Vernaccia è cambiata. Viene usata per cucinare o tenuta in casa per le occasioni particolari, ma nei bar il consumo è molto limitato». In un bar di piazza Eleonora raccontano invece che la maggior parte delle rare richieste «arriva da turisti che hanno letto informazioni sulla vernaccia sulle guide, mentre gli oristanesi è raro che la ordinino». In un altro locale, che propone anche un menù per pranzo e cena, spiegano che qualche avventore la chiede per fare aperitivo in serata e che molti la usano per accompagnare il dolce o come digestivo a fine pasto. Un destino segnato quello della vernaccia, quindi? Non è detto. Il titolare di un bar di piazza Roma, che ama la vernaccia e che collabora con gli studenti della facoltà di enologia oristanese, spiega che nei prossimi tempi «grazie agli universitari e al coraggio di alcuni produttori, le cose potrebbero cambiare».

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