La Nuova Sardegna

Oristano

«Attenti ai lupi che circolano nella Rete»

di Caterina Angotzi
«Attenti ai lupi che circolano nella Rete»

Allarme di associazioni e insegnanti sulle foto intime trasmesse con eccessiva leggerezza dai minori ai loro “amici”

29 aprile 2018
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ORISTANO. Un ragazzo su tre posta foto proprie in costume adamitico e o in pose equivoche, non sempre consapevolmente. È il dato allarmante emerso durante l'incontro tra i soci di Anteas (Associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà) e i genitori degli alunni della scuola media statale Alagon di Oristano, che con il progetto “Attenti al lupo” ha fatto tappa nelle scuole di città e provincia per informare i ragazzi sui pericoli dei social network. Un progetto rivolto anche ai genitori che mira ad avere un controllo diretto sulle attività in rete dei propri figli.

«Vogliamo fare del sano terrorismo – ha detto con ironia la dirigente scolastica Rita Piano – anche perché in città ci sono segnali preoccupanti. Confidiamo nell'aggiornamento dell'informativa sulla privacy introdotta dall'Unione Europea, secondo cui dal 25 maggio per usare WhatsApp, occorrerà avere 16 anni».

Ma è Instagram il più pericoloso tra i social network; quel social in certi casi è diventato territorio di caccia di pedofili. «Abbiamo coinvolto 1300 ragazzi – ha detto il segretario di Anteas, Massimo Murtas – e abbiamo constatato che molti di loro non hanno il senso del pericolo della navigazione nel web».

Il dato su cui non si riflette abbastanza, è che una volta pubblicati, foto e video rimangono in rete, è impossibile eliminarli – ha spiegato anche il carabiniere Gianni Muredda – portando a gesti estremi i ragazzi vittime della derisione e della vergogna, come testimoniano i fatti di cronaca.

«Dobbiamo pensare che può capitare anche ai nostri figli – ha aggiunto Muredda – e per questa ragione dobbiamo alzare la guardia, parlare con loro e ottenere la loro fiducia e non metterceli contro. La metà delle persone che vivono nei social dei nostri ragazzi sono perfetti sconosciuti».

Il muro da abbattere è la tendenza secondo cui chi ha più like è più importante. Un vero gioco al massacro che esaspera la tendenza dei ragazzi ad avere una vita dissociata dalla realtà, dove si pubblica solo il bello.

Lo scopo è sempre e solo l'approvazione altrui, suscitare invidia, mostrarsi migliori e superiori.

«Ma sono proprio loro, i nostri figli, a fornire il materiale di adescamento per i pedofili – ha detto Francesco Mocci Demartis, esperto informatico – e una volta immesse in rete, le foto finiscono nella sua parte più profonda, il cosiddetto “dark web”, dove avviene il commercio di armi e di droga ma dove è attivo soprattutto il mercato della pedofilia e della zoofilia, dove è molto difficile entrare per eliminare materiale fotografico e video, anche per la nostra polizia postale».

Il mondo del dark web, luogo della rete non facilmente accessibile, e molto più esteso di quanto si pensi, può diventare il ricettacolo delle perversioni di adulti e no, ospitando un vero e proprio mercato di foto e dati riservati e personali che sarebbe sempre meglio tutelare con prudenza.

Impossibile bloccare questo mercimonio, anche perchè i server che ospitano le foto, innocenti o meno, sono in nazioni e territorio non facilmente raggiungibili dagli investigatori europei.



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