Bottarga, nei guai per l’etichetta
A processo: sequestrati 140 chili, non sarebbe stato indicato l’uso di uova di un “cugino” del muggine
CABRAS. All’inizio erano 117, poi sono diventati duemila, per un totale di circa 140 chilogrammi. Si parla di bottarga, il prodotto che identifica l’eccellenza di Cabras, e i numeri si riferiscono alle quantità messe sotto sequestro da due anni dagli ispettori del ministero per le Politiche agricole. Tolti dalla circolazione per una presunta frode legata all’etichettatura, approdata ieri davanti al giudice monocratico del tribunale di Oristano. Il processo, aperto e subito rinviato, ha un unico imputato, Giovanni Spanu, la cui famiglia è titolare nella cittadina lagunare di una storica azienda di trasformazione. Difeso dagli avvocati Aloise Barria e Massimo Illotto, è accusato di frode in commercio. Ossia: “aver messo in circolazione prodotti industriali con nomi atti a ingannare il compratore sulla qualità del prodotto”. Per entrare nel vivo però bisognerà aspettare il 9 novembre, data di rinvio del dibattimento che ieri ha riguardato l’ammissione delle prove.
La questione ruota attorno alle etichette nei vasetti, ciascuno da 70 grammi, sequestrati da un negozio della grande distribuzione due anni fa. In quelle etichette ci sono le indicazioni della qualità della bottarga e della provenienza. La dicitura incriminata è “uova del mugil capurri”, un cugino del “mugil cephalus”, quest’ultimo il muggine dalle cui uova viene più comunemente fatta la bottarga. Stesso genere, stessa famiglia, persino stessa zona di provenienza, quella identificata come FAO 34. E infatti le uova, macinate, coabitano nei vasetti.
Tra le une e le altre differenza poca o nulla, secondo gli esperti. Ma nell’etichetta della partita posta sotto sequestro, “capurri” non compare, e da qui derivano i guai di Spanu, perchè, se per gli esperti – e tra questi anche i biologi del Centro Marino Internazionale di Torregrande –, non ci sono differenze, gli ispettori del ministero per le Politiche agricole ritengono che l’indicazione dovesse esserci. Nessuna contestazione sulla provenienza delle uova: si sa che da Cabras ne arriva una piccolissima percentuale, visto che la produzione di tipo industriale non è soddisfatta dall’offerta lagunare. I pesci, o meglio le uova, viaggiano dall’Africa, ma è in Sardegna che vengono lavorate e trasformate.
Alla base delle accuse, secondo l’imprenditore, ci sarebbe un errore di interpretazione della norma che non obbligherebbe l’etichettatore a compiere le distinzioni tra muggini cugini. In attesa del processo, l’istanza di dissequestro dei duemila vasetti è rimasta inevasa, e non si sa nemmeno dove la bottarga ritirata sia tenuta. Si spera in un luogo appropriato; se così non fosse, e dovesse prevalere la linea della difesa, quella merce andrà irrimediabilmente perduta.