La Nuova Sardegna

Oristano

Piccoli ospedali, ora rischia anche Bosa

di Alessandro Farina
Piccoli ospedali, ora rischia anche Bosa

Il sindaco Mastino pronto a sostenere la Regione contro la volontà del governo

14 settembre 2018
2 MINUTI DI LETTURA





BOSA. Il ministero boccia la riforma della rete ospedaliera della Sardegna, la Regione annuncia ricorso e dalla città del Temo, dove sale la febbre da preoccupazione per le sorti dell’ospedale Mastino, il sindaco fa appello alla mobilitazione di amministratori e politici per la salvaguardia del diritto alla salute anche nelle zone dell’isola più lontane dai principali presidi specialistici.

La notizia del parere negativo espresso dal tavolo di monitoraggio del Ministero della Salute sulla riforma ospedaliera approvata dal consiglio regionale, è piombata anche su Bosa come un fulmine al ciel sereno, nel pieno della battaglia perché anche all’ospedale Mastino vengano applicate tutte le prerogative di struttura in zona disagiata, come appunto prevede la legge regionale.

«Siamo molto preoccupati di questa svolta, che fa riferimento al decreto ministeriale 70 del 2015 – dice il sindaco Luigi Mastino –. Riteniamo che le specificità della Sardegna, isola dalla grande estensione rispetto al numero di abitanti, con distanze notevoli tra i diversi territori, problemi di spopolamento, percorsi non certo agevoli per raggiungere presidi sanitari spesso lontani, debbano essere tenute in considerazione». È un convincimento che non troverà certo il primo cittadino isolato, ma che potrebbe incontrare i favori di numerose altre forze politiche.

«In questi anni sono state applicate cure dimagranti di posti letto per acuti molto pesanti, anche all’ospedale di Bosa. Ma le strutture sanitarie, come disegnate dalla riforma regionale, sono indispensabili. Tanto più quelle in zone disagiate per garantire ai cittadini il diritto alla salute», conferma il primo cittadino pronto a coinvolgere non solo il Consiglio, ma anche la popolazione.

«Lancio un appello a tutti i sindaci di questo territorio, ai consiglieri regionali, ai parlamentari e senatori eletti in Sardegna perché a tutti i livelli ed in tutte le sedi intraprendano una battaglia in difesa dei servizi sanitari», afferma il sindaco di Bosa. La preoccupazione insomma è che, applicando il Dm 70 del 2015 alla lettera, anche l’ospedale di Bosa finisca nel calderone delle strutture che rischiano la chiusura nell’isola.

Un colpo che, questa la percezione nella città del Temo e in Planargia, potrebbe avere ripercussioni non solo sui servizi sanitari rivolti ai cittadini, ma anche sulle velleità di rilancio economico in chiave turistica nella fascia centro occidentale dell’isola. In ogni caso insieme al territorio, il Comune dovrebbe trovare anche la Regione dalla sua parte. Dopo aver ridotto e rimodulato sino allo strappo con le realtà locali l’offerta sanitaria, la Regione non potrà certo andare oltre e accogliere i desiderata del Governo.

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative