La Nuova Sardegna

Oristano

La banda della marijuana finisce dietro le sbarre

di Enrico Carta
La banda della marijuana finisce dietro le sbarre

Catena di montaggio per la coltivazione della cannabis: cinque arresti Sequestrate 955 piante, altri due chili e mezzo già imbustata e due armi

18 settembre 2018
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NEONELI. Solo una cosa i signori della marijuana non avevano previsto: le manette. Il resto era organizzato in maniera imprenditoriale come in una catena di montaggio che avrebbe fatto invidia anche alle più avanzate organizzazioni lavorative. I soci di questa piccola impresa meridionale-sarda avevano in testa il business dell’agricoltura biologica proibita e sapevano molto bene come farlo crescere assieme alle 955 piante che avevano messo a dimora. Non è però colpa dei divieti imposti dall’Unione Europea per la rotazione delle colture se il business è saltato all’ultimo momento. In questo caso il problema era il prodotto: la marijuana. Tanta e illegale.

In cinque in manette. Pensavano di arrestare due persone, forse intuivano che ci potesse essere qualcun altro coinvolto. Di certo non credevano che il cerchio potesse allargarsi così tanto sino a far finire in manette cinque persone. Né gli inquirenti pensavano che ci si potesse trovare di fronte a un salto di qualità della malavita dedita alla coltivazione e allo smercio della droga: una sorta di cartello. Nelle campagne di Neoneli, due squadroni dei Cacciatori di Sardegna coordinati dal maggiore Alfonso Musumeci, i loro colleghi del reparto operativo dei carabinieri e della stazione di Neoneli coordinati dal colonnello David Egidi e dal tenente colonnello Domenico Cristaldi, sono intervenuti venerdì scorso. Gli obiettivi erano l’allevatore e postino in pensione Davide Corda, 60 anni di Neoneli che è proprietario del terreno in cui era stata impiantata la coltivazione, e Ignazino Pianu, 46 anni di Sanluri. Sul loro capo pendeva un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari richiesta dalla procura coordinata dal procuratore Ezio Domenico Basso. Quando è scattato il blitz nell’impervio terreno c’era anche Fabrizio Scintu, 36 anni di Gergei. È stata la sua presenza a mettere i militari sulle tracce degli altri due complici: Catrin Desogus, 37 anni di Sanluri, e il suo ex marito ma attuale convivente Salvatore Cadeddu, 53 anni.

La droga. Da oltre un mese, i Cacciatori di Sardegna, allertati dai militari della stazione di Neoneli che fa capo alla Compagnia di Ghilarza, si erano appostati sulle impervie colline di Neoneli. Binocoli, telecamere, microspie e telefoni sotto controllo, nonostante l’utilizzo di schede provenienti dal Pakistan per cui era impossibile individuare il titolare dell’utenza, stavano svelando un piano di proporzioni notevoli. E infatti, una volta concluso il doppio blitz tra Neoneli e Sanluri, i carabinieri sono tornati alla base con un notevole carico costituito da 300 piante ancora in coltivazione – alte tra il metro e 20 e i due metri e 50 –, altre 274 piante già tagliate e presumibilmente già lavorate, altre 381 piante nel campo di Sanluri curato dagli altri tre arrestati. A casa di Catrin Desogus erano poi custoditi altri due chili e mezzo di marijuana già imbustata e pronta a essere distribuita.

Le armi. Ciò che però fa temere il salto di qualità della malavita con la passione per l’agricoltura proibita è il fatto che in uno zaino vicino alla zona in cui è stata ritrovata la piantagione, ci fosse anche una pistola con la matricola abrasa. Non è la sola arma a essere presente in questa vicenda perché è stato sequestrato anche un fucile, arma illegalmente detenuta da un mister x che passava nella zona proprio nel momento delle operazioni. C’è il sospetto che non fosse lì per caso, perché nulla in questa storia sembra lasciato al caso: il luogo ben nascosto, il bivacco in cui per due mesi hanno vissuto i coltivatori di marijuana, i legami con l’esterno per provvedere poi allo spaccio. È una vicenda che ha ancora molto da raccontare.

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