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Il sindaco: «Fermi da tre anni 800mila euro per il canale tombato»
di Enrico Carta
SOLARUSSA. L’acqua oltre ai disagi e ai danni porta interrogativi. «Non è il momento delle polemiche – dice il sindaco Mario Tendas –. Sarebbero sterili e inutili, ben più importante sarebbe invece...
06 novembre 2018
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SOLARUSSA. L’acqua oltre ai disagi e ai danni porta interrogativi. «Non è il momento delle polemiche – dice il sindaco Mario Tendas –. Sarebbero sterili e inutili, ben più importante sarebbe invece attivare la collaborazione tra enti e fare ciò che finora non è stato fatto». Il giorno dopo l’ennesima inondazione, Solarussa si ritrova a fare i conti non solo con ciò che è successo, ma anche con ciò che ancora non è stato fatto. Di tempo per agire ce ne sarebbe stato a sufficienza, visto che è dai giorni del ciclone Cleopatra – 18 e 19 novembre 2013 – che si parla della necessità di «mitigare il rischio idrogeologico» che nel caso di Solarussa è tutto figlio della scarsa tenuta del canale tombato che attraversa il paese nella zona di Sa Paui.
Nel 2015, due anni dopo il ciclone Cleopatra, la Regione stanziò 800mila euro e stipulò con il Consorzio di Bonifica la convenzione per creare una nuova infrastruttura che garantisse sicurezza e limitasse i rischi derivanti dall’impossibilità del canale tombato di contenere l’acqua in caso di piogge abbondanti. Tre anni dopo il problema è ancora lì, senza che passi decisivi siano stati mossi. L’iter come lamenta il sindaco Mario Tendas in una lettera inviata alla Prefettura, alla Regione, alla Protezione civile e al Consorzio di Bonifica è fermo alle fasi iniziali: «Il livello progettuale è tuttora arenato alla studio di prefattibilità ambientale, in attesa che l’autorità di bacino esprima un parere di merito.
Quel che invece è salito ancora una volta è livello dell’acqua. Tutta la parte del paese attaversata dal canale, si è ritrovata ancora una volta con i piedi bagnati. Gli scantinati e i garage allagati sono stati numerosi e a un sindaco non resta che inviare la lettera e chiedere di conoscere quanto tempo ci vorrà per eseguire l’opera e come la si vuole eseguire. Nel frattempo, declina «qualsiasi responsabilità per tutti i rischi derivanti da queste inaccettabili lungaggini tecniche e burocratiche che non consentono di fronteggiare elevati rischi idrogeologici».
Nel 2015, due anni dopo il ciclone Cleopatra, la Regione stanziò 800mila euro e stipulò con il Consorzio di Bonifica la convenzione per creare una nuova infrastruttura che garantisse sicurezza e limitasse i rischi derivanti dall’impossibilità del canale tombato di contenere l’acqua in caso di piogge abbondanti. Tre anni dopo il problema è ancora lì, senza che passi decisivi siano stati mossi. L’iter come lamenta il sindaco Mario Tendas in una lettera inviata alla Prefettura, alla Regione, alla Protezione civile e al Consorzio di Bonifica è fermo alle fasi iniziali: «Il livello progettuale è tuttora arenato alla studio di prefattibilità ambientale, in attesa che l’autorità di bacino esprima un parere di merito.
Quel che invece è salito ancora una volta è livello dell’acqua. Tutta la parte del paese attaversata dal canale, si è ritrovata ancora una volta con i piedi bagnati. Gli scantinati e i garage allagati sono stati numerosi e a un sindaco non resta che inviare la lettera e chiedere di conoscere quanto tempo ci vorrà per eseguire l’opera e come la si vuole eseguire. Nel frattempo, declina «qualsiasi responsabilità per tutti i rischi derivanti da queste inaccettabili lungaggini tecniche e burocratiche che non consentono di fronteggiare elevati rischi idrogeologici».