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Le sindache sarde vogliono dire la loro nel prossimo Consiglio

ORISTANO. Partecipare alla prossime elezioni regionali per poter cambiare le sorti della Sardegna. È il progetto ambizioso su cui lavorano le sindache sarde e che ha preso il via con “Donne e poitica”...

14 novembre 2018
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ORISTANO. Partecipare alla prossime elezioni regionali per poter cambiare le sorti della Sardegna. È il progetto ambizioso su cui lavorano le sindache sarde e che ha preso il via con “Donne e poitica”, il primo di una serie di incontri che culminerà con la formazione di un gruppo unito, ma anche basato sulla parità di genere, per governare al meglio l'isola. Nove sindache, dai banchi dell’aula consiliare del Comune di Oristano hanno spiegato perchè la presenza delle donne in ambito politico è fondamentale: occorre in primo luogo invertire la tendenza secondo cui la politica è un mondo prevalentemente maschile. A confermare il dato infatti i numeri che registrano 54 sindache su 377 comuni sardi. E anche in consiglio regionale le donne hanno difficoltà ad essere accreditate.

Si tratta di un problema culturale che riguarda la società. «Se ci eleggono nei consigli comunali – chiedono le prime cittadine di Simmaggiore, Guasila, Pula, Fonni, Cossoine, Sestu, Decimomannu, Villamassargia e Bugerru – perchè non ci eleggono in Regione? La Sardegna può rinascere solo grazie al contributo delle donne».

Eppure, nonostante sia provato che il sesso considerato debole sia strutturalmente predisposto a fare diverse cose insieme, la presenza maschile nelle sedi decisionali è sempre in numero nettamente superiore. Andare oltre il pregiudizio culturale quindi è il primo punto su cui concentrarsi per aumentare i numero di donne in politica.

Intanto un primo passo viene fatto grazie alla doppia preferenza di genere alle prossime elezioni regionali. «Voglio concentrarmi prima di tutto sulla linea programmatica per la formazione di un gruppo – ha detto la sindaca di Decimomannu, Anna Paola Marongiu – e far capire quali sono le nostre forze, perchè, se i dati sono quelli attuali, significa che non siamo ancora consapevoli di ciò che dobbiamo e possiamo fare e questo è il momento che noi abbiamo scelto di condividere con chi vuole cambiare le cose».

Tra le proposte avanzate anche quella di fare le primarie anche all'interno dei gruppi, per garantire da subito la presenza femminile nel mondo politico. Totalmente schierato dalla parte delle donne anche il presidente dell'Anci, Emanuele Deiana: «La politica in Sardega dovrebbe dipingersi maggiormente di rosa, i partiti dovrebbero investire sulle donne. Non mi stupirei se il candidato presidente della Regione fosse donna». Fa l'esempio degli Stati Uniti, Deiana, dove è presente il più alto numero di donne elette alla Camera. «L'America è donna come la Sardegna, almeno semanticamente. Definirei femminista questo incontro, mentre maschilismo è una parolaccia».

Non ci stanno queste donne ad essere relegate a “riempilista”: «La doppia preferenza di genere deve essere uno strumento per consentire alle donne di partecipare in maniera attiva per vincere – ha rimarcato la sindaca di Siamaggiore, Anita Pili – e non per essere le portatrici di voti e facilitare l'elezione degli uomini».

L'appuntamento è per il prossimo incontro a cui saranno invitate tutte le forze politiche in campo per le regionali.

Caterina Angotzi

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