La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, abusivismo: il ricovero per gli attrezzi trasformato in una villetta

Enrico Carta
Agenti del Corpo forestali all'ingresso del Comune, immagine di repertorio
Agenti del Corpo forestali all'ingresso del Comune, immagine di repertorio

Sigilli nella zona di Is Pastureddas tra Fenosu e Silì e tre indagati: uno è l’ex componidori Solinas

15 dicembre 2018
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ORISTANO. Il ricovero attrezzi è diventato una villetta. Soggiorno, camere da letto, bagno, stanze: c’era di tutto tranne che lo spazio per arnesi da campagna nella casa sequestrata ieri mattina nella zona di Is Pastureddas tra Fenosu e Silì. È una delle quarantadue, sparse in varie zone della periferia oristanese, che erano finite nel mirino della procura che ha coordinato il lavoro del Nucleo Investigativo provinciale ambientale e forestale al lavoro da diverso tempo per smascherare una serie notevole di abusi edilizi. Un mattone dopo l’altro, anche la scuderia era stata trasformata in garage, irregolare pure questo.

È così che tre persone a cui la casa è intestata sono finite sul registro degli indagati e tra di loro c’è Andrea Solinas, ex componidori dei falegnami durante la scorsa Sartiglia. Proprio lì era arrivata la carovana del gremio per portargli i ceri benedetti durante la candelora del 2 febbraio, ma i giorni della festa adesso appaiono lontani. Il problema anzi esplode in tutta la sua portata nel giorno in cui gli agenti del Corpo Forestale, guidati dall’ispettore Giuseppino Serra, hanno apposto i sigilli che sanciscono ufficialmente il sequestro preventivo della casa e costringono i residenti a lasciarla.

In quei metri quadri tutto ci può essere, ma non un’abitazione a uso domestico. Le regole del Piano urbanistico, che mai è riuscito a sanare questa anomalia, parlano chiaro: servono almeno tre ettari perché il terreno sia edificabile o, in alternativa, che il proprietario e residente sia un agricoltore. Né l’uno né l’altro dei requisiti sono stati rispettati e allora è arrivato il provvedimento di sequestro e sgombero dell’immobile deciso dal giudice per le indagini preliminari che ha così accolto la richiesta della procura. È la prima di questo tipo, ma non sarà l’ultima. L’inchiesta andata avanti in questi anni avrebbe individuato ben quarantadue abusi e a provarlo, oltre che gli accertamenti classici, ci sono le foto aeree che stanno lì a dimostrare come lentamente quella che doveva essere solo una scuderia abbia preso la forma di una casa. Muri, pavimenti e tetto si sono via via sostituiti alle strutture originarie determinando così l’abuso edilizio che ora viene contestato ai tre indagati.

Tra l’altro, aspetto tutt’altro che secondario, il terreno su cui poggiano le fondamenta della casa si trova in una zona che il Piano di assetto idrogeologico classifica tra quelle con indice di pericolosità idraulica di livello medio. Tutto era iniziato in maniera molto semplice e identica alle altre decine di case che ora potrebbero fare la stessa fine ovvero essere poste sotto sequestro con i loro proprietari indagati e poi obbligati ad abbatterle. Secondo gli accertamenti effettuati, nel 2011, i proprietari avevano richiesto all’Ufficio Tecnico del Comune l’autorizzazione per erigere il muro di cinta del terreno. Allo stesso tempo però «era stata presentata agli uffici dell’Agenzia del Territorio una richiesta di accatastamento per la realizzazione di alcuni locali di servizio, destinati a scuderia, deposito attrezzi e tettoie, il cui volume complessivo invece era stato trasformato per realizzarvi una casa di abitazione, di ingombro pari a quello delle pertinenze rurali dichiarate al Catasto». Le foto aree però hanno dimostrato come, anno dopo anno, i locali di servizio che dovevano servire da scuderia abbiano cambiato forma, diventando una villetta.

Queste le accuse. La palla passa ai proprietari che hanno la possibilità di presentare ricorso contro la misura cautelare e far valere le proprie ragioni.

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