La Nuova Sardegna

Oristano

Tutti al fianco del sindaco dopo l’ultima minaccia

di Maria Antonietta Cossu
Tutti al fianco del sindaco dopo l’ultima minaccia

Ula Tirso, autorità politiche e cittadini portano la solidarietà a Ovidio Loi Alcuni giorni fa tre proiettili erano stati lasciati nella veranda della sua casa

20 ottobre 2019
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ULA TIRSO. «Non lasceremo più soli questi uomini di periferia». Per voce dell’assessore Gianni Lampis la classe politica regionale ha ratificato l’impegno assunto ormai troppe volte all’indomani di un attentato o di un atto intimidatorio nei confronti di un amministratore comunale, perché troppe sono le volte in cui il fenomeno replica se stesso. Uno degli ultimi attacchi alle istituzioni ha avuto Ula Tirso come teatro ed è lì che ieri amministratori locali, cittadini, esponenti della politica regionale e del governo nazionale si sono ritrovati per condannare chi mina la tranquillità sociale e attenta all’assetto democratico delle ultime propaggini dello stato, i Comuni. Ma il consesso è andato oltre la messa al bando della violenza e gli attestati di solidarietà, interrogandosi sulle cause di un fenomeno che continua a dilagare consegnando alla Sardegna il primato del numero di rappresaglie contro le istituzioni. I primi ad andare alla radice del problema sono stati proprio gli uomini di periferia come il sindaco Ovidio Loi, cui due settimane fa sono state piazzate tre pallottole nella veranda di casa.

All’origine dello scontento, che, s’è detto, non può in alcun caso essere un’attenuante, gli amministratori in trincea individuano uno scollamento tra la politica e i territori marginali, quelle aree interne lacerate da spopolamento, carenza di servizi, smantellamento sistematico dei presidi dello stato. E poi ci sono le difficoltà di ordine pratico con cui sindaci, assessori e consiglieri si barcamenano ogni giorno per far funzionare la macchina amministrativa e per gestire l’attività pubblica, rallentata da carenza d’organico, vincoli di spesa, tetti alle assunzioni di personale.

Di contro ci sono le responsabilità e incombenze a carico di chi amministra che sottraggono tempo al lavoro, alla famiglia e alle esigenze personali. «Ci vuole coraggio per amministrare e chi lo fa si espone anche queste azioni – ha affermato Ovidio Loi –, ma mi consola che questa sia una comunità sana. Certi personaggi vanno combattuti e isolati con la speranza che siano condannati perché certi fatti non si ripetano e affinché chi dovrà sostituirci non desista».

La politica dovrà fornire gli strumenti in grado di garantire ai rappresentanti delle istituzioni locali risorse adeguate e per restituire dignità al loro ruolo «mi farò portavoce presso il consiglio regionale perché si lavori su questo aspetto, ma bisogna anche lavorare a una rivoluzione culturale», ha detto il consigliere regionale Francesco Mura.

Il titolare dell’assessorato all’Ambiente, Gianni Lampis, si è scagliato contro una Sardegna a due velocità, con le aree periferiche senza servizi assumendo l’impegno di ridurre le distanze. Il presidente dell’Anci Emiliano Deiana ha reiterato le richieste allo Stato: «Più presidi nei territori, ma più risorse ai comuni e ridefinire ruoli e competenze della figurfigura del sindaco, che è sacra».

Lo Stato ha fatto sentire la sua presenza attraverso il senatore Salvatore Deidda, che ha condiviso la necessità espressa da più parti di mettere le forze dell’ordine nelle condizioni di operare dando loro più strumenti e risorse. Ha poi assicurato che sul problema darà battaglia in parlamento.

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