La Nuova Sardegna

Oristano

Paziente nefropatica senza rimborso

di Michela Cuccu
Paziente nefropatica senza rimborso

Assolo, i familiari di una malata vogliono le cifre che il Comune non pagò

26 novembre 2019
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ASSOLO. «Mia madre, Nuccia Sanna, era nefropatica: doveva andare tre volte alla settimana a Oristano per sottoporsi alla dialisi. Per molto tempo le sono stati negati i rimborsi per le spese affrontate nei continui viaggi per potersi curare. Nel frattempo è morta, ma io rivendico quelle somme, non per bisogno di danaro, piuttosto perché a un torto così bisogna rimediare». Giuliana Perra ha 47 anni. Da tempo vive nella Penisola, ma nel suo paese di origine, Assolo, ha lasciato affetti e ricordi. Uno certo non piacevole, appunto la malattia della madre con quell’imprevisto – chiamiamolo così – dei rimborsi, stanziati dalla Regione ma negati dal Comune.

«All’inizio dissero che lei non aveva diritto per motivi di reddito. Per più di un anno ci bloccarono tutto, circa 12mila euro che poi ci dettero, ma solo dopo proteste, raccomandate, e continui solleciti – racconta Giuliana Perra –. Nel 2013 decisero che mia mamma non aveva più diritto al rimborso per l’accompagnatore dato che percepiva l’assegno di accompagnamento». La signora Perra contattò allora l’Associazione nefropatici. Il presidente Giuseppe Canu ricorda la vicenda: «Scrissi al Comune chiarendo che una cosa è l’assegno di accompagnamento e altro è l’accompagnatore e che la legge regionale stabilisce che quei rimborsi spettassero alla signora Nuccia Sanna. Se non glieli hanno mai dati, la figlia ha tutto il diritto di rivendicare queste somme». Giuliana Perra, aggiunge: «Praticamente da Luglio 2013 a novembre 2014 mia mamma non ha più percepito la quota spettante per l’accompagnatore, per un totale di circa 2.400 euro. In tutto questo tempo ho smosso mari e monti per cercare di risolvere la questione in modo pacifico e cordiale, perché si tratta di un’ingiustizia ai danni di una persona gravemente malata. La settimana scorsa ho nuovamente inviato una raccomandata con ricevuta di ritorno, dal momento che le mie e-mail nemmeno le leggevano più». Il sindaco, Giuseppe Minnei, si giustifica. «Ho letto la lettera della signora e ho chiesto chiarimenti agli uffici che mi hanno risposto che quegli importi non le spettavano. Non erano dovuti prima e neppure ora. Però io sono un sindaco, non un funzionario. Sono dunque gli uffici a stabilire questi passaggi. E non posso credere sia stato fatto un torto di questo tipo, semplicemente perché non avrebbe avuto senso». Poi aggiunge: «Capisco molto bene ciò che sta provando la signora che se ritiene di aver subito un torto, lo rivendichi come prevede la legge».

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