La Nuova Sardegna

Oristano

No alla sospensione, ecco i motivi

No alla sospensione, ecco i motivi

Riammissione al lavoro dell’ex commissario Assl Porcu: nel fascicolo mancavano degli atti

11 gennaio 2020
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ORISTANO. Prima dell’interrogatorio il pubblico ministero non aveva depositato tutti gli atti, dunque, Maria Giovanna Porcu si vide ledere il diritto a difesa. È la brevissima sintesi delle motivazioni con le quali i giudici del Tribunale di Cagliari che spiegano perché hanno accolto il ricorso contro l’ordinanza del gip di Oristano che a novembre aveva sospeso dal lavoro l’ex commissaria della Asl 5, Maria Giovanna Porcu. I giudici cagliaritani le hanno dato ragione e, accogliendo le argomentazioni sostenute dagli avvocati Guido Manca Bitti, Carlo Figus, e avevano deciso che il provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Oristano, Anne Cecile Pinello, fosse da annullare.

«L’interrogatorio non è stato preceduto dall’integrale ostensione degli atti a corredo della richiesta di misura interdittiva», si legge nell’ordinanza, che prosegue: «l’invito a comparire per rendere l’interrogatorio dinanzi al Gip dell’11 ottobre 2019 non è stato preceduto dall’avviso di deposito degli atti dell’indagine». L’indagine che vede coinvolta Maria Giovanna Porcu è quella dell’inchiesta Ippocrate sul presunto scandalo della sanità oristanese targata Partito dei Sardi. Maria Giovanna Porcu (assieme al collega Angelo Piras) era stata sospesa dal lavoro il 21 ottobre, dieci giorni dopo l’interrogatorio sostenuto di fronte al gip oristanese. In tribunale erano arrivati dopo la precedente ondata di provvedimenti cautelari che avevano portato ai domiciliari l’ex primario di Ginecologia dell’ospedale San Martino e sindaco di Macomer, Antonio Onorato Succu, l’ex primario di Anestesia ed ex consigliere regionale bosano Augusto Cherchi, l’ex responsabile delle professioni sanitarie, il ghilarzese Gianni Piras (ora sospeso), e il capo del personale infermieristico del reparto di Ginecologia, il silanese Salvatore Manai, anche egli sospeso. Il quinto provvedimento era stato emesso a carico dell’impiegata dell’agenzia di lavoro interinale E-Work, la sassarese Agnese Canalis alla quale era stato a sua volta impedito di svolgere l’attività professionale. Accusati di aver pilotato a loro volta i concorsi e le assunzioni all’Assl, avendo ben presente che l’obiettivo ultimo era quello di garantire i voti al PdS, anche Maria Giovanna Porcu e Angelo Piras erano stati poi sospesi dalle loro professioni. I pubblici ministeri Armando Mammone e Marco De Crescenzo che conducono l’inchiesta sotto la supervisione del procuratore Ezio Domenico Basso, li ritenevano ancora in grado di reiterare i reati contestati e per questo, già diverso tempo prima, avevano presentato le loro richieste inizialmente accolte dal giudice per le indagini preliminari.

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