La Nuova Sardegna

Oristano

Commercianti in piazza: «Le tasse ci stritolano»

di Michela Cuccu
Commercianti in piazza: «Le tasse ci stritolano»

Manifestazione dei negozianti e dei piccoli imprenditori in concomitanza con quella nazionale

23 gennaio 2020
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ORISTANO. La notizia, quella che ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai commercianti e artigiani che, ieri mattina, hanno abbassato le serrande dei propri negozi è arrivata durante l’incontro in Comune. «Sosterremo la vostra battaglia perché è una guerra di tutti», parole di Pupa Tarantini, assessora alle Attività produttive, che in un’aula consiliare piuttosto affollata di piccoli imprenditori, ha assicurato l’appoggio dell’amministrazione comunale. Il primo atto sarà un documento, sottoscritto anche dai manifestanti, da inviare alla Regione e di seguito a Roma, per dar voce a una categoria sempre più in affanno.

Non c’erano le associazioni di categoria, dietro la manifestazione che si è tenuta in tante città in concomitanza con quella che si teneva a Roma, in piazza del Popolo. Eppure, l’adesione a Oristano è stata notevole. Tanti negozi, ma anche botteghe artigiane e persino bar, hanno tenuto chiusi i loro esercizi in un’astensione dal lavoro durata un’intera mattinata. Segno che il passaparola, attivato via social anche attraverso gruppo Facebook “P.iva insieme per la Sardegna e non solo”, che in meno di due giorni dall’attivazione aveva già raccolto quasi tremila membri in tutta l’isola, ha funzionato.

In un centinaio, si sono ritrovati in piazza Roma, poi, tutti in Municipio per parlare con gli amministratori. «Stato, ci spremi come limoni» era uno dei tanti slogan urlato dai piccoli imprenditori che hanno lamentato una pressione fiscale e burocratica insostenibile. Roberto Pilia, commerciante in via Solferino ha molto da raccontare: «Con una pressione fiscale così elevata, che ha ormai superato quota 60 per cento, è quasi impossibile andare avanti. Le ultime disposizioni in materia fiscale, come il collegamento quotidiano con l’Agenzia delle entrate stanno creando enormi problemi alle piccole attività, già schiacciate dalla concorrenza dei colossi del commercio online. Se poi aggiungiamo che le nostre pensioni sono da fame, il quadro è completo».

Rita Musso, commerciante di oggettistica e animatrice di tanti eventi che in città coinvolgono il comparto, spiega: «Non c’è un’organizzazione dietro la nostra iniziativa che è spontanea e con tante adesioni. Dimostra che il problema è enorme. Se noi chiudiamo, muoiono anche le città. La nostra categoria, bistrattata, è invece parte fondamentale della società». Sono i giovani a denunciare le maggiori difficoltà. «Mi occupo di telefonia, ma possa garantire che da quando ho aperto, tre anni fa, vado avanti a forza di sacrifici», spiega Riccardo Dorascenzi. «Il nostro è un problema che investe tutto il Paese – ha spiegato Paolo Schirru, ideatore del gruppo Facebook– la politica deve, una volta per tutte, occuparsi di noi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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