La Nuova Sardegna

Oristano

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Picchiato e gettato giù dalle scale, padre racconta le botte subite

SIMALA. Si ricorda pochissimo di quella notte. Ricorda che dormiva e che fu svegliato da una serie di schiaffi. Ricorda che era stato il figlio a darglieli e ancora che lo scaraventò giù dal letto....

31 gennaio 2020
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SIMALA. Si ricorda pochissimo di quella notte. Ricorda che dormiva e che fu svegliato da una serie di schiaffi. Ricorda che era stato il figlio a darglieli e ancora che lo scaraventò giù dal letto. Poi ricorda solo di essersi svegliato in ospedale. Ieri, in aula, Giovanni Ibba ha ripetuto ai giudici del collegio presieduto da Carla Altieri, giudici a latere Elisa Marras e Serena Corrias, quanto gli accadde mentre tranquillamente dormiva in casa. Ora è parte civile assistito dall’avvocato Rinaldo Saiu, nel processo che vede sul banco degli imputati il figlio Alberto, accusato del tentato omicidio del genitore.

Era una convivenza difficile quella che si era instaurata tra i due, che avevano ripreso a stare sotto lo stesso tetto. Per anni non si erano parlati, ma un lutto li aveva fatti riavvicinare. Solo che le cose, come ha raccontato anche il sindaco Giorgio Scano chiamato a testimoniare, non sempre andavano bene. Giovanni Ibba era finito in ospedale in una precedente occasione e c’era il sospetto che fosse stato per le botte che aveva preso dal figlio. Non aveva però voluto far denuncia. Diversamente andò in quella notte di aprile di due anni fa, quando l’aggressione fu molto più violenta e Giovanni Ibba rischiò di morire.

Una vicina di casa, Carmen Sanna , chiamata a deporre dal pubblico ministero Andrea Chelo, sentì dei rumori che la svegliarono di soprassalto. Erano rumori intermittenti simili a quelli di corpi che cadono in maniera pesante e di porte che vengono colpite. Ebbe paura e rimase quasi impietrita, forse anche per il timore che Alberto Ibba potesse prendersela con lei. Poi sentì l’anziano lamentarsi e quindi, solo con la luce del giorno, si accorse che nella casa accanto c’erano i carabinieri e il 118. Erano stati chiamati in seguito a un messaggio che la stessa donna aveva inviato prima.

Il processo proseguirà il 27 febbraio data in cui, oltre ad altri testimoni, ci sarà spazio per l’interrogatorio dell’imputato assistito dall’avvocatessa Pamela Rita Puddu. (e.carta)

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