La Nuova Sardegna

Oristano

Manca un documento, indagati

di Enrico Carta
Manca un documento, indagati

Sotto inchiesta per falso la commissione che aprì gli spalti al pubblico. C’è anche l’ex assessore Naitza

06 febbraio 2020
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ORISTANO. Manca un documento e l’intera commissione, che nel 2015 aveva dato il via libera all’utilizzo della tribuna del Centro federale della Figc di Sa Rodia, finisce sotto inchiesta. Tra le persone iscritte nel registro degli indagati ci sono sicuramente l’ex assessore agli impianti sportivi della giunta Tendas, Emilio Naitza, e l’agente di polizia locale Andrea Casti, i quali peraltro sono in nutrita compagnia – si parla di almeno un’altra mezza dozzina di indagati –. La scorsa settimana, infatti, numerose persone sono state convocate in questura e alla maggior parte di esse, al termine di una breve deposizione, è stato comunicato di essere al centro di un’indagine per aver rilasciato l’autorizzazione all’utilizzo delle tribune in tubi innocenti, pur in assenza di un documento che, così ritiene chi indaga, dovesse obbligatoriamente far parte dell’incartamento che precedeva per l’appunto il via libera all’ingresso di spettatori sugli spalti.

Storia vecchia di cinque anni, tanto che sembrava impossibile che le polemiche nate allora potessero avere delle ripercussioni giudiziarie dopo così tanto tempo. Tutto probabilmente era nato in seguito a un esposto presentato dalla stessa questura oristanese successivamente a un sopralluogo che aveva preceduto una partita di calcio che si doveva disputare nell’impianto che, oltre a quelli di squadre oristanesi, spesso è teatro match di carattere regionale vista la strategica posizione geografica di Oristano.

Inizialmente l’esposto e i successivi accertamenti riguardavano infatti il numero eccessivo di spettatori a cui veniva concesso di assistere alle gare: l’autorizzazione di 1.300 ingressi non era stata ritenuta congrua e la commissione aveva così ridotto il numero a soli 800 spettatori. Non è però più questa supposta irregolarità a essere contestata agli indagati. Cammin facendo l’inchiesta ha preso una piega diversa e si è concentrata sull’elenco di documenti allegati al fascicolo con cui era stata rilasciata l’autorizzazione all’utilizzo della tribuna. Mancherebbe quello che certifica il corretto montaggio della struttura e quindi non qualcosa che riguarda il numero massimo di accessi consentito. Della presenza di quel documento che ora non si trova ritrovato si faceve menzione nel 2015 nell’elenco di quelli presentati. Questo avrebbe aperto la strada alla contestazione del reato di falso in atto pubblico. Visto che i fatti sono del 2015, vien difficile pensare che l’indagine arrivi a compimento in termini utili per evitare la prescrizione, ma non sembra puntare su questo aspetto l’ex assessore Emilio Naitza: «Certo che ho firmato quell’atto. Io ero l’organo politico e, nelle commissioni, una volta che i tecnici dichiarano la correttezza dell’iter burocratico, la presenza di tutti i documenti richiesti e la conformità dell’impianto, sono quasi obbligato a firmare. Non ho le competenze professionali per valutare questioni del genere, per cui mi affidavo ai tecnici».

E infatti non è certo l’ex assessore il vero punto focale dell’indagine. In questura, nei giorni scorsi, sono state quindi raccolte le deposizioni di diverse persone quali il delegato provinciale del Coni, Gabriele Schintu, l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico comunale Walter Murru, il tecnico dei vigili del fuoco che fece parte della commissione, l’ingegnere Giorgio Spanu e altri tecnici. Nei prossimi giorni si capirà se sono a loro volta tutti indagati o se siano stati solo semplici testimoni.

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