La Nuova Sardegna

Oristano

«Non accettava il figlio perché gay»

di Enrico Carta
«Non accettava il figlio perché gay»

Arborea, i testimoni confermano: «Sapevamo che la madre lo perseguitava»

18 febbraio 2020
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ARBOREA. Spunta un video e finirà agli atti. Fu fatto col telefonino e dura pochi secondi, quelli in cui il figlio che ha denunciato la madre, la quale l’avrebbe perseguitato per anni dopo che le rivelò la propria omosessualità, cattura l’ennesimo momento di offese e minacce. Sarà compito della giudice Federica Fulgheri capire se sarà di interesse per l’esito del processo che vede sul banco la madre e il fratello del 44enne, che invece si è costituito parte civile.

La terza udienza nel giro di poche settimane ha visto la deposizione di altri tre testimoni del pubblico ministero Daniela Caddeo. Sono parenti stretti o amici della presunta vittima dello stalking, atti persecutori figli della rivelazione dell’omosessualità e del conseguente cambiamento di vita, mai accettati dai due familiari. I ricordi di questi testimoni riportano alle udienze precedenti perché sono quasi sovrapponibili con gli altri che hanno raccontato delle vessazioni continue a cui il 44enne sarebbe stato sottoposto. Tutti hanno confermato di aver saputo delle ingiurie che gli venivano rivolte dalla madre e delle minacce o delle percosse che la donna avrebbe rivolto al figlio usando un bastone per allontanarlo dalla casa – i due vivono nello stesso stabile –. I testimoni hanno poi ricordato come anche il fratello spalleggiasse la madre e avesse costretto così l’altro fratello a cambiare abitudini di vita, tanto da indurlo a pensare anche al suicidio. Un attivista di un’associazione che sostiene i diritti degli omosessuali ha invece riferito della frase della donna che invocava la morte del figlio ricordando che fine facessero gli omosessuali durante il nazismo.

La prossima udienza è fissata per il 16 marzo.

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