La Nuova Sardegna

Oristano

Sartiglia, una città per palcoscenico

di Valentina Atzeni
Sartiglia, una città per palcoscenico

In una domenica baciata dal bel tempo tutto si è svolto alla perfezione. Organizzazione perfetta e senza sbavature

24 febbraio 2020
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ORISTANO. La città si muove a piccoli passi in una domenica diversa dalle altre, come se attendesse lo scorrere del tempo e le trombe per riunirsi nei luoghi storici della Sartiglia.

E così c’è chi fa jogging alla periferia della città, gruppi di ciclisti percorrono le strade come se nulla dovesse accadere. Poche auto in una città ancora silenziosa, ma sulla via Cagliari le persone, a piccoli gruppi, sono già ferme ad aspettare.

La musica di un carillon davanti a un caffè distoglie l’attenzione, ma si riesce comunque a percepire un rullio di tamburi in lontananza. Sono le dieci del mattino di una domenica e un uomo a cavallo, si aggira per le vie del centro accompagnato da trombettieri e tamburini: “E si ettada unu bandu, amadu populu de Aristanis” annuncia. E improvvisamente la città si fa medievale.

Sfilano i costumi della corte, preceduti da Eleonora e seguiti dal corteo dei costumi sardi. Un tuffo nel 1300 che puntuale, si ripete anno dopo anno.

Intanto, la Sartiglia più vera è iniziata nelle scuderie, dove i protagonisti sono i cavalli, con i loro cavalieri. Famiglie intere si riuniscono ed è lì che l’emozione si percepisce, quando ancora nessuno indossa una maschera sul volto. Un cavallo si innervosisce, il proprietario gli parla guardandolo dritto negli occhi: “Stai calmo, andrà tutto bene”, gli dice, cercando di tranquillizzare soprattutto se stesso. Fare una brutta figura durante la discesa sarebbe uno smacco troppo grosso. Le rosette sono cucite da mani esperte sulle criniere, per ultimi si sistemano rosone e sella. E’ il momento di indossare gli abiti. Un’ultima benedizione, letta sotto voce da una donna, mentre tutto intorno è silenzio. Si parte. Su Componidori li attende. Lui, che da uomo è divenuto per un giorno il re della città, semidio trasfigurato dalle abili mani di donne esperte, è già in sella al suo compagno, pronto a dirigere le sorti della giostra.

Ignazio Lombardi apre le discese alla stella con il primo centro della giornata, aggiudicandosi subito la stella d’argento. Duplicherà, con una memorabile discesa con lo stocco, portando a casa anche la stella d’oro. Ottantadue le discese totali e ventidue le stelle colte per il Gremio dei Contadini. La seconda è quella di Andrea Cinus, segundu del capo corsa di martedì.

Tutto intorno è festa, maschere e coriandoli. Migliaia le persone che hanno oltrepassato i varchi, dopo essere state sottoposte ai controlli con i metaldetector. Difficile quantificare esattamente le presenze, ma sono state raggiunte punte di ottomila persone in contemporanea. Numerosi gli stranieri, provenienti più parti d’Europa ma anche da Israele, Thailandia e Russia. Gli oristanesi non sono di certo rimasti a casa, ma erano in città anche turisti italiani provenienti da diverse zone dell’isola, dalla Campania, qualcuno dalla Lombardia, con mascherina al seguito. Intorno alle 17 l’inizio delle pariglie nella via Mazzini, terminate quando ormai il sole era tramontato e interrotte bruscamente dalla caduta di Salvatore Montisci, per lui 4 costole rotte e tanta paura. Ma la giornata, iniziata alle prime ore dell’alba, non termina di certo qui. Si fa ritorno alle scuderie, dove la tensione si scioglie. Posate le maschere, si mettono a riposo i cavalli. Martedì tutto si ripeterà con rinnovate emozioni.

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