La Nuova Sardegna

Oristano

Barche ormeggiate, la pesca costretta a riva

di Piero Marongiu
Barche ormeggiate, la pesca costretta a riva

Mancano le mascherine per poter svolgere l’attività e chiudono i punti vendita Grido d’allarme dai pescatori dell’Oristanese: «Niente soldi per le famiglie»

25 marzo 2020
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CABRAS. Il Covid-19 non risparmia nessuno dei settori produttivi e la crisi che sta causando rischia di dare il colpo di grazia a gran parte delle imprese sarde, soprattutto quelle piccole. Le difficoltà non risparmiano alcun comparto, compreso quello della pesca nelle acque esterne e interne della provincia. Le barche ormeggiate ai moli di Cabras, Marceddì e Santa Giusta, rimangono quasi tutte ferme. E nel futuro delle centinaia di operatori si intravede solo una grande incognita, la cui soluzione appare lontanissima.

Nonostante i decreti del Premier Conte non contengano restrizioni per la pesca, le barche che stanno lavorando in questi giorni sono pochissime, mentre nei compendi ittici interni ovvero stagni e lagune sono tutte a riva. E quelle che escono, paradossalmente, non riescono a vendere il pescato, perché la gente sceglie di acquistare prodotti a lunga conservazione nei centri commerciali. «L’emergenza sanitaria si sta trasformando in un’emergenza economica, sociale e lavorativa, di dimensioni importanti, che colpisce sempre più le imprese e i settori più deboli – dice Claudio Atzori, presidente regionale di Legacoop –. Stiamo chiedendo al presidente della giunta regionale Solinas di istituire l’unità di crisi regionale per le questioni economiche e lavorative, così come fatto da altre regioni, così da trovare e attuare azioni capaci di gestire questa fase cruciale e gettare le basi per la ripartenza. Sinora il nostro, è stato un grido inascoltato».

Il fatturato della pesca ha subito un decremento che va dal 70 all’80%. Numeri impietosi, che però bene esprimono la drammaticità del momento. «Mentre si invitano le persone a uscire solo per giustificati motivi, recarsi uno per famiglia a fare la spesa, molti di noi la spesa non la possono fare» dice Giuliano Cossu, presidente del Consorzio Mare ’e Pontis, 170 soci, quasi tutti con famiglia. «Il nostro punto vendita è chiuso da circa due settimane, e, nonostante le richieste di pescato non manchino, per questioni di sicurezza, almeno finché non arriveranno le mascherine per tutti, non si lavora».

I soci dei consorzi oristanesi e quelli delle cooperative che operano nei compendi ittici sono ormai allo stremo e se gli aiuti promessi non arrivano subito, rischiano di non riuscire ad acquistare i generi di prima necessità. Mauro Steri, responsabile regionale del settore pesca di Legacoop, chiede interventi urgenti a sostegno del comparto, come cassa integrazione e indennizzi per il fermo pesca. «Occorre fare in fretta – dice –, senza subire i rallentamenti prodotti dalla burocrazia, perché dietro ogni pescatore c’è una famiglia e i tempi della burocrazia non sono compatibili con le loro necessità».

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