La Nuova Sardegna

Oristano

«Facciamo chiesa nelle famiglie»

«Facciamo chiesa nelle famiglie»

Stravolti i riti pasquali, ma le liturgie storiche si svolgeranno comunque

29 marzo 2020
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ORISTANO. «Il Signore non è distante dalla nostra sofferenza». A poche ore dall’emozionante messaggio del Papa in una piazza San Pietro deserta, piovosa e irreale, anche il vescovo delle diocesi oristanesi, Arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico di Ales-Terralba, padre Roberto Carboni, interviene per «accompagnare il popolo in quest’ultima parte del cammino quaresimale e alle celebrazioni pasquali che quest’anno registreranno – a causa dell’emergenza coronavirus – numerose variazioni e riduzioni di numero rispetto al passato». Il vescovo in una nota ricorda che «rimarranno le liturgie storiche: Domenica delle Palme, il Giovedì Santo con la messa in coena Domini, ma senza “lavanda dei piedi”; l’adorazione della croce del Venerdì Santo e la veglia pasquale semplificata. Alle autorità locali sarà chiesto di autorizzare la presenza di qualche laico (5-6 persone) sistemati nei banchi a distanza anticontagio e con i dispositivi protettivi individuali (mascherine). La messa crismale (che normalmente si tiene il giovedì santo) sarà rinviata, in un tempo di maggior sicurezza sanitaria».

«Siamo tentati di chiedere a Dio – dice padre Carboni – ragione di questa emergenza; sappiamo che il Signore non manda virus o malattie, ma è piuttosto la nostra fragilità creaturale che ci espone a questi eventi che spesso non possiamo prevedere. Attraverso il dono dell’intelligenza e dell’empatia – aggiunge monsignor Carboni – Dio ci ha dato la capacità di collaborare, di aprirci agli altri, di sentire come il dolore di altri uomini e donne è anche nostro; ci sprona a trovare strade per affrontare e risolvere il problema, per creare una rinnovata umanità che si renda conto di essere fragile ma in questa fragilità si senta più unita e disposta a superare le divisioni che la feriscono. Anche se può sembrare strana la chiesa aperta ma vuota, o il suono delle campane che invitano a una celebrazione che non ci sarà, Quelle campane e quella porta aperta su una chiesa deserta ci ricordano - dice l’arcivescovo - che il tempio siamo noi, che possiamo cercare e trovare il Signore nel nostro cuore».

Per padre Carboni questa emergenza è occasione propizia per riscoprire la famiglia.

«Se non possiamo andare nella Chiesa di pietra, facciamo “chiesa” in famiglia. Siamo talmente abituati a identificare la Chiesa con la presenza del sacerdote, che non ci ricordiamo che tutti, nel battesimo, facciamo parte del popolo di Dio».

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