La Nuova Sardegna

Oristano

La minoranza impone il Consiglio

di Davide Pinna
La minoranza impone il Consiglio

Un articolo del regolamento consente l’autoconvocazione. Bordate al sindaco su uffici chiusi e Tari

17 maggio 2020
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ORISTANO. L’obiettivo della minoranza, almeno esplicitamente, non è lo scacco matto a Lutzu. La strategia in tre mosse, delineata da Efisio Sanna e Maria Obinu (Pd), Andrea Riccio (ProgReS), Monica Masia (Capitale Oristano), Francesco Federico (indipendente di centro sinistra) e Patrizia Cadau (eletta con i 5 Stelle, oggi sospesa), sembra piuttosto mirare a far uscire il sindaco da quello per l’opposizione ha tutta l’aria di essere un arrocco. L’accusa dei sei consiglieri è di fuggire il confronto, tanto che le parole dell’attacco della minoranza sono di grosso calibro: «Lo slogan della condivisione si è rivelato essere una cretineria, parole vuote», afferma Efisio Sanna.

Consiglio comunale. La prima mossa è tutta politica. Sfruttando il regolamento, i sei hanno presentato formale richiesta di convocazione del consiglio comunale, allegando le proprie firme. La proposta è di convocarlo per il 28 maggio, con all’ordine del giorno i quindici atti presentati in queste settimane, tra mozioni e interpellanze. «Il presidente Franceschi ormai non mi rappresenta più – attacca Sanna –. In ogni caso è obbligato a convocarlo entro venti giorni dalla nostra richiesta». Il regolamento dell’assemblea, all’articolo 47, prevede infatti che se un quinto dei consiglieri ne richiede la convocazione, il consiglio comunale deve riunirsi.

La Tari. La seconda mossa è la critica al credito d’imposta sulla Tari. «L’autorità per l’energia e la raccolta rifiuti – spiega ancora il capogruppo democratico – ha deliberato che le utenze non domestiche, costrette alla chiusura in questi due mesi, debbano ottenere una riduzione della Tari. Il Comune avrebbe dovuto fare quello, non usare risorse per pagarla al posto degli utenti. Peraltro, se consideriamo che sono circa 1.500 le attività che hanno chiuso in questo periodo, viene fuori un contributo di circa 200 euro a utenza: molto meno di quanto accade in altre città».

Uffici chiusi. La terza mossa, riguarda invece la scelta del sindaco di chiudere al pubblico gli uffici comunali fino al 31 luglio, con l’eccezione di alcuni servizi per i quali comunque si dovrà ricorrere alla prenotazione. «Siamo in piena Fase 2 – attacca Andrea Riccio – eppure, nonostante il grande senso civico mostrato finora dagli oristanesi, si sceglie di tenere chiuso. Il divieto è lo strumento di chi non sa amministrare». Ce n’è per tutti. «La commissione Servizi sociali non si è riunita per cinque mesi – denuncia Maria Obinu –. Avremmo voluto dare il nostro contributo nelle scelte legate alle misure di sostegno». Contro l’inerzia anche Monica Masia: «L’atteggiamento di chiusura dell’amministrazione ha ricadute su tutta la ripresa. La maggioranza, peraltro, sta continuando a riunirsi fisicamente. Mi chiedo quando ricominceremo a lavorare». Per Francesco Federico, il problema non riguarda solo gli ultimi mesi: «Se si analizza quanto prodotto da questa giunta, si scopre che nella maggior parte dei casi si tratta di iniziative ereditate dalle scorse amministrazioni». Polemica anche Patrizia Cadau: «La decisione di tenere chiuso il Comune fa emergere l’incapacità dell’amministrazione di far fronte alle misure di sicurezza necessarie, oltre che la volontà di continuare a evitare il confronto, utilizzando il Covid come scusa».

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