La Nuova Sardegna

Oristano

«Manomesso il contachilometri»

di Enrico Carta
«Manomesso il contachilometri»

Il consulente: «Tolto un fusibile per non registrare il percorso». Scontro sul carburante consumato

19 maggio 2020
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INVIATO A CAGLIARI. Arriva senza gli agenti della polizia penitenziaria ed è la prima volta da quando è iniziato il processo. Con lui c’è la figlia Rachele. Poche altre persone animano il palazzo di giustizia di Cagliari. La distanza fisica vale anche dentro l’aula della Corte d’assise e i testimoni non possono sostare negli androni in attesa delle audizioni, con le quali l’accusa tenta di fissare indizi come post it sul tabellone del processo ancora lontano dalla conclusione.

Le intercettazioni. Comincia il commissario di polizia Roberto Sechi. Snocciola il contenuto di una serie di intercettazioni registrate in carcere nei giorni successivi all’arresto di Giovanni Perria, il pensionato di 79 anni di Narbolia accusato di aver ucciso la moglie Brigitte Pazdernik, gettandola in mare quando era tramortita, in una zona tra le spiagge di Is Arenas e Torre del Pozzo. L’omicidio, o come sostiene la difesa un suicidio o un incidente, avvenne il 10 ottobre 2018. Nella casa di Cungiau de is Paras, secondo quanto sostiene il pubblico ministero Armando Mammone ieri sostituito dal collega Andrea Chelo, ci sarebbe stata una lite per un tradimento confessato tempo prima dalla donna. Ma non è su questo che ci si è concentrati ieri.

Il commissario Sechi ha infatti parlato delle intercettazioni. Il suo compagno di cella è l’ergastolano Salvatore Cabiddu e il poliziotto chiarisce subito che il nuovo arrivato subisce in carcere una serie di angherie e di maltrattamenti verbali. Poi si passa a una sorta di lavaggio del cervello, con Cabiddu che suggerisce a Perria di procurarsi un fucile per far cambiare idea alla testimone che ha visto uscire dal garage l’auto la sera del delitto. L’ergastolano propone di ammorbidire la signora oppure addirittura di convincerla a ritrattare la confessione, ma Giovanni Perria non acconsente. Accetta invece di dare dei soldi al compagno di cella che gli chiede anche di affidare a lui la possibilità di fare da custode dei suoi conti in banca.

Ciò che più di altro lascia perplessi gli inquirenti è il fatto che, intercettato, l’imputato non esiti a sostenere la tesi del suicidio. «Si è buttata, si è ammazzata», dice un giorno e queste parole vengono interpretate dall’accusa come una sorta di confessione: perché non dare il minimo peso alla tesi dell’incidente? L’avvocato difensore Antonello Spada non si sofferma su quella frase, ma punta diritto sul fatto che Giovanni Perria fosse completamente in balia del compagno di cella o di altri detenuti e quindi anche le sue parole intercettate vanno contestualizzate: sarebbero quelle di un uomo remissivo che vuole evitare qualsiasi problema in un ambiente in cui non sa come muoversi.

La macchina. Torna invece all’attenzione della Corte la questione del contachilometri dell’auto di Giovanni Perria. Così, mentre il sovrintendente della Squadra mobile Paolo Cabianca si sofferma sul dettaglio del rifornimento fatto proprio quel 10 ottobre 2018 e sulla lunghezza del percorso tra la stazione di rifornimento a Riola Sardo, il ritorno a Narbolia e poi la strada verso il mare prima del rientro (da solo) in casa, il meccanico Antonio Lai, consulente dell’accusa, racconta del mistero del contachilometri. Gli era stato chiesto di rilevare delle anomalie e ne aveva riscontrata una al sistema frenante. Partendo da lì era poi arrivato a scoprire che, togliendo un fusibile, il contachilometri smetteva di registrare le distanze. Per l’accusa è la prova che Giovanni Perria avrebbe usato questo stratagemma per non far registrare i chilometri percorsi da casa sua al mare. Data per assodata l’anomalia, la difesa ha chiesto se fosse possibile anche stabilire in che momento di vita della macchina, che aveva alcuni anni, il fusibile fosse stato staccato. La risposta è stata un no.

Il carburante. Prima di tornare in aula per la prossima udienza del 16 giugno, l’attenzione è tornata su un particolare già evidenziato dall’ispettore Samuele Cabizzosu nella sua testimonianza. È la quantità di carburante presente nel serbatoio. Bisogna quindi fare un passo indietro: incrociando il dato con quello dei chilometri del tragitto ipotetico si arriva a stabilire anche il presunto consumo di benzina. È stato il consulente Giuseppe Olmetto a spiegare come fu effettuata la simulazione. Poiché dal giorno della scomparsa la macchina non si mosse più dal garage, si è calcolata una percorrenza di circa 48 chilometri dal momento del rifornimento. Quando il serbatoio fu svuotato mancavano circa 11 litri per arrivare al pieno. Per l’accusa la quantità è compatibile con il tragitto, ma è sul significato di pieno e su un’oscillazione di tre litri in più o in meno che la difesa insiste. Potrebbe fare la differenza?

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