La Nuova Sardegna

Oristano

«Abusi dal compagno di mia madre»

di Enrico Carta
«Abusi dal compagno di mia madre»

Il pm chiede 13 anni di carcere per un 59enne accusato da una ragazza, minorenne all’epoca dei fatti. Domani la sentenza

27 maggio 2020
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ORISTANO. Sola, ma non remissiva. Spaventata, ma non abbastanza da cedere alla paura di denunciare il compagno di sua madre il quale ora rischia una pesante condanna. Ieri, per il 59enne imputato, il pubblico ministero Silvia Mascia ha infatti chiesto tredici anni di carcere per abusi sessuali. Passerà solo un’altra notte prima di conoscere la sentenza che arriverà domani mattina. Le accuse sono chiare sin dall’inizio e il processo ha reso il pubblico ministero sicuro che quelle contestazioni sono fondate, perché vera viene considerata la testimonianza della ragazza oggi maggiorenne e parte civile al processo, assistita dall’avvocatessa Rossella Oppo.

Tutto era iniziato nel 2011 nella casa in cui la ragazza viveva assieme alla madre, al suo nuovo compagno e al fratello che la coppia aveva avuto dalla relazione. Approfittando dell’assenza della compagna che era ricoverata in ospedale, G.C. era entrato nel letto della ragazzina abusando di lei, ma non riuscendo ad avere un rapporto completo perché la giovane era stata capace di divincolarsi e quindi di scappare. Non fu quella l’unica volta: sempre in assenza della madre, il 59enne avrebbe nuovamente provato ad avere dei rapporti con la ragazzina che intanto cresceva e riusciva a opporsi con maggiore resistenza. L’incubo poteva finire molto prima, ma una prima confessione generò la paura di vedere allontanata da sé la propria madre perché ritenuta non in grado di esercitare la potestà e di finire, assieme al fratellino, in una casa famiglia. Ciò la convinse a ritrattare una prima confessione avvenuta di fronte alle assistenti sociali chiamate a intervenire dalle insegnanti della ragazza.

Il problema fu che le insistenze e i tentativi sempre palesi non sarebbero finiti e allora scattò la denuncia in seguito alla quale è iniziato il processo che ora si avvia alla conclusione. A un esito diverso rispetto a quello del pubblico ministero è giunta l’avvocatessa Antonietta Confalonieri che difende l’imputato e non ritiene credibile la versione della ragazza, proprio perché arrivata dopo tanto tempo e dopo molti tentennamenti. Esitazioni che però in udienza e durante le indagini, con tanto di audizione protetta, non ci sarebbero state. Anzi, sono arrivate solo conferme e la stessa versione non avrebbe vacillato in aula.

Domani si conoscerà la sentenza, intanto la parte civile ha chiesto una provvisionale di 50mila euro a parziale riconoscimento del danno subito dalla giovane che oggi non vive più in quella casa.

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