La Nuova Sardegna

Oristano

Abusi su una bimba, in cella 53enne

di Enrico Carta
Abusi su una bimba, in cella 53enne

La Squadra mobile arresta un uomo di San Nicolò Arcidano. Gli incontri in una casa disabitata

28 maggio 2020
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SAN NICOLÒ ARCIDANO. L’orrore è tra le pareti di una casa disabitata. I protagonisti hanno il sorriso, ora perso, di una bambina e le voglie di un 53enne. È quest’ultimo che, accusato di violenza sessuale aggravata ai danni della prima, è finito in carcere alcuni giorni fa al termine di un’operazione che la Squadra mobile della questura, guidata dal dirigente Samuele Cabizzosu e coordinata dalla procura della Repubblica, ha dovuto portare a compimento il più velocemente possibile per evitare che lo scempio su quel corpo innocente continuasse a lungo.

Così venerdì scorso, probabilmente dopo un appostamento che sarebbe servito a dare conferma a ciò che già appariva chiaro dalle testimonianze, dalle intercettazioni e da altri elementi raccolti nelle indagini durate pochi giorni, sono scattate le manette. È seguito il trasferimento dell’indagato nel carcere di Massama, dove lunedì si è svolto anche l’interrogatorio di garanzia, durante il quale il 53enne si è avvalso della facoltà di non rispondere, prima che il giudice per le indagini preliminari decidesse di emettere il provvedimento di custodia cautelare.

All’uscita di scuola. Che qualcosa di sospetto stesse accadendo, in paese lo si era intuito da qualche tempo. Più persone avevano notato quella strana frequentazione tra l’uomo e la sua piccola vittima. Molti erano rimasti perplessi quando, ad esempio, l’avevano notato all’uscita di scuola andare via insieme alla bambina. Una volta, poi un’altra e un’altra ancora. Quell’appuntamento si era da ultimo interrotto quando le lezioni erano state sospese alla fine di febbraio. Inizialmente però, chi li aveva notati, aveva pensato che fosse tutto a posto, forse perché il 53enne ha una famiglia o più probabilmente perché appariva strano che l’altra famiglia, quella della piccola, non avesse avuto nulla da ridire su quegli incontri o che non ne fosse a conoscenza. Arcidano è pur sempre un paese di meno di tremila abitanti, non una metropoli in cui si gira indisturbati. Quasi tutti avevano quindi scacciato il primo sospetto, perché appariva davvero assurdo.

La quarantena. I dubbi però si sono moltiplicati quando il 53enne e la sua vittima erano stati notati assieme nei giorni in cui era in vigore il divieto di uscire da casa, un momento proibito e assai rischioso per farsi vedere in strada. Ciò ha messo in allarme più di un compaesano e allora i sospetti hanno iniziato a essere qualcosa di molto più concreto. Varie persone si sono confrontate tra loro raccontando le proprie perplessità su quegli incontri. È stato quello il momento in cui anche la polizia ha iniziato a muovere i primi passi. Rapidi, per l’appunto, e allo stesso tempo discreti per non rovinare l’indagine e per fare in modo di scrivere quanto prima la parola fine sugli abusi. Le intercettazioni, il confronto tra le testimonianze e gli appostamenti hanno fatto il resto.

La casa dell’orrore. Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta lampo, i due si incontravano in una casa disabitata in paese. Era quello il luogo degli appuntamenti proibiti e degli abusi. Il 53enne aveva convinto la bimba a passare delle ore con lui e la piccola, ormai plagiata, continuava a seguirlo dietro quella porta. Era un luogo sicuro, perché nessuno sarebbe andato a disturbarli. Lindagato aveva infatti in custodia quelle mura vuote che attendevano che i proprietari vi facessero rientro in estate.

Altre vittime. Il sospetto è che la bambina non sia stata l’unica vittima delle voglie del 53enne. L’indagine della polizia non si è infatti fermata con il suo arresto, ma è proseguita nella casa in cui abita con moglie e figli. Da lì gli inquirenti hanno portato via un computer, degli hard disk, altri supporti elettronici e il suo telefonino. E purtroppo sarebbero state già raccolte le prove di altri abusi. I file contengono foto e video pescati da internet che possono essere fatti risalire a siti di pedopornografia, ma anche immagini e filmati da lui stesso scattate e girate. Il sospetto, probabilmente qualcosa in più, è che altre ragazzine in passato possano essere finite in trappola, plagiate da chi riusciva a trovare i modi giusti per insinuarsi nelle loro vite e strapparle all’innocenza. È per questo che la Questura invita chiunque abbia dei dubbi o sia addirittura a conoscenza di precedenti abusi di contattare gli uffici della Squadra mobile. Non è più tempo di nascondere ferite dolorose.

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