La Nuova Sardegna

Oristano

Tartufi, la salvezza è il turismo

di Ivana Fulghesu
Tartufi, la salvezza è il turismo

Laconi, la serrata lascia il segno. Per l’oro nero del Sarcidano la speranza sono i vacanzieri e le sagre

09 giugno 2020
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LACONI. La ripresa delle attività, dopo la paralisi imposta dall’emergenza sanitaria, coincide con la stagione della raccolta del tartufo estivo nei boschi del Sarcidano. Un settore in crescita negli ultimi anni anche in Sardegna, che però, in questo momento di particolare difficoltà, necessita di più attenzione e sostegno. Lo sanno bene i titolari dell’unica azienda sarda che si occupa di lavorazione e trasformazione del tartufo isolano nel mercato nazionale e internazionale.

“L’Isola dei sapori” è una realtà nata nel 2016 grazie all’intuizione dell’imprenditore laconese Marco Carta che ha deciso di valorizzare e far conoscere questo autentico oro nero della Sardegna. Il tartufo sardo, infatti, probabilmente meno noto rispetto a quelli blasonati di Piemonte e Umbria è oggi un riconosciuto prodotto di qualità. E proprio qualità del prodotto, genuinità delle materie prime e rispetto del territorio sono le premesse fondamentali che hanno dato inizio a una bella sfida con la nascita della prima, e al momento unica, azienda agricola innovativa, giovane ed ecologica che combina una realtà produttiva ereditata, l’agricoltura, a un prodotto spontaneo e autoctono: il tartufo.

La ricerca del tartufo viene realizzata nelle campagne del Sarcidano con l’ausilio di cani addestrati. Accorgimenti importanti, che nel giro di pochi anni hanno contribuito al raggiungimento dei risultati sperati. Il 2019, infatti, per l’azienda è stato un anno speciale dal punto di vista produttivo, che ha visto per la famosa “Crema al Tartufo nero” anche il riconoscimento Unesco di qualità GeoFood. Quella che ci si lascia alle spalle, invece, è una primavera difficile che a seguito della serrata generale, con la chiusura dei ristoranti, della vendita diretta nei mercati, soprattutto quello di San Benedetto a Cagliari, e con la sospensione delle sagre e altre manifestazioni ha inflitto un duro colpo anche a chi opera nel settore della vendita e lavorazione del tartufo.

«È stato un evento imprevedibile al quale abbiamo risposto adeguandoci a tutte le nuove misure igienico sanitarie. Ciò ha comportato degli investimenti e di conseguenza dei maggiori costi. Abbiamo anche dovuto reinventarci cambiando la nostra pianificazione aziendale – racconta la giovane imprenditrice Veronica Carta, figlia di Marco con cui gestisce l’azienda assieme alla sorella Federica –. Durante la chiusura ci siamo dedicati all’agricoltura e a migliorare la vendita on line del prodotto attraverso il nostro portale, ma la perdita rapportata allo stesso periodo dell’anno precedente, è stata considerevole».

Mentre in primavera si lavora con il prodotto trasformato, giugno, luglio e agosto sono i mesi più favorevoli per la vendita del tartufo fresco. Si può, dunque, ripartire, ma a determinate condizioni. «In primo luogo viene inevitabilmente la sicurezza – prosegue Veronica Carta –. Dobbiamo però confidare nella ripresa del turismo e di tutti quegli eventi, sagre e manifestazioni, che ci consentono di far conoscere e promuovere la cultura del tartufo».

Quanto alla mancanza di una tutela legislativa, il problema permane. È necessario, infatti, che venga finalmente approvata la proposta di legge, che giace da anni in consiglio regionale, per disciplinare la raccolta dei tartufi e tutelare così anche il territorio che, ormai da tempo, risulta fortemente danneggiato dalla raccolta indiscriminata e svolta in maniera inappropriata da persone non esperte e poco rispettose dell’ecosistema in cui il tartufo del Sarcidano cresce.

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