La Nuova Sardegna

Oristano

Muore schiacciato da un macchinario

di Enrico Carta
Muore schiacciato da un macchinario

L’allevatore Giuseppe Schiavon (71 anni) vittima di un incidente mentre azionava un carro unifeed nella sua azienda

14 luglio 2020
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ARBOREA. Un gesto compiuto decine di volte che diventa l’ultimo. La normalità che si trasforma nella firma per la propria condanna. Quando Giuseppe Schiavon, 71 anni, ieri ha spento il macchinario che mischia il foraggio da trasformare in cibo per le mucche, forse ha solo sbagliato posizione. Non doveva essere in quel punto e invece, sebbene stesse ripetendo a memoria un’azione quotidiana, l’allevatore forse si è trovato in una posizione non corretta. Il grosso braccio meccanico del macchinario, un carro unifeed, l’ha infatti colpito trascinandolo verso terra e comprimendo il torace. Non c’è stata una possibilità di salvezza, ancor più perché lì attorno, nell’azienda di famiglia che gestisce assieme al figlio Marco, oltre alle mucche custodite nella stalla, non c’era nessuno.

Erano forse le 8.30 di ieri mattina quando Giuseppe Schiavon è andato incontro alla morte. Solo tre ore e mezzo più tardi, l’addetto alla raccolta del latte è arrivato nell’azienda che si trova nella frazione di Linnas, nella zona della Strada 2 della bonifica di Arborea.

Cercava Giuseppe Schiavon, l’ha trovato disteso in terra sovrastato dal macchinario che egli stesso aveva azionato e poi spento facendo compiere al braccio meccanico quella traiettoria fatale. Il trasportatore ha capito in un attimo che ormai era tardi, ma ci ha provato lo stesso. Ha chiamato i soccorsi, gesto disperato quanto inutile: il cuore dell’allevatore aveva smesso di battere probabilmente pochi istanti dopo l’incidente.

È rimasto poco altro da fare. Chiamare i carabinieri, far intervenire i vigili del fuoco per liberare il corpo, attendere gli ispettori dell’Assl che devono ora valutare se ci siano responsabilità imputabili ad altre persone per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, aspetto su cui anche Sandro Pilleri, segretario regionale dell’Ugl, ha voluto lanciare l’allarme: «È l’ennesima vittima e ormai è un allarme sociale che deve essere affrontato al più presto con un intervento forte e concreto da parte del governo. C’è la necessità di avviare nuovi percorsi formativi per migliorare il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro e di aumentare il numero dei controlli».

Cose che verranno. Intanto ieri Arborea è piombata nel lutto. Un paio d’ore dopo il ritrovamento del corpo, la sindaca Manuela Pintus è andata a fare visita ai familiari della vittima, persone come tante altre che hanno fatto del lavoro nei campi e nelle aziende di allevamento una missione. Tutti i giorni lì, a ripetere sempre le stesse azioni, tanto da sembrare impossibile che lo spettro della morte possa affacciarsi tra quei terreni e quei capannoni. Non durante il lavoro. E invece era lì, in una mattina che doveva essere uguale a tutte le altre.

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