La Nuova Sardegna

Oristano

disputa col comune 

Suolo pubblico non concesso, il ristoratore: «Ora denuncio»

ORISTANO. Non si ferma la battaglia di Giorgio Usai, titolare del ristorante Kèna in via Mazzini, che dopo essersi visto sospendere il suolo pubblico dal Comune, ora è pronto a segnalare la vicenda...

24 luglio 2020
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ORISTANO. Non si ferma la battaglia di Giorgio Usai, titolare del ristorante Kèna in via Mazzini, che dopo essersi visto sospendere il suolo pubblico dal Comune, ora è pronto a segnalare la vicenda alla procura e alla prefettura. La situazione ha qualcosa di paradossale: Usai infatti si è visto dimezzare il suolo in concessione, passando da 25 metri quadri a 12, nonostante abbia aderito all’iniziativa del Comune che consentiva il raddoppio delle superfici per favorire la ripresa.

Il motivo della sospensione è legato alla presenza del ponteggio impiegato per i lavori di ristrutturazione dell’ex Banca di Sassari che a breve diventerà un negozio di abbigliamento. «Dal Comune dicevano che c’era un’oggettiva situazione di pericolo, ma non capisco perché allora fosse consentito sedersi sulle panchine pubbliche affiancate ai miei tavolini». Dopo settimane di lettere e interlocuzioni con la polizia locale, arriva il compromesso: 12 metri quadri.

Nel frattempo, tutte le sue altre richieste sono state respinte. «Ho chiesto di avere uno spazio uguale al precedente, a loro discrezione, ma mi è stato risposto che non era possibile perché non mi trovo in un’area pedonale. Eppure ci sono altri casi in città di marciapiedi destinati ai tavolini dei locali, anche in zone non pedonali come via Figoli o via Aristana».

Niente da fare anche per la proposta di spostare panchine e fioriere. «Con recente delibera della Giunta comunale – è la risposta degli uffici – è stata disposta l’esclusione della rimozione del suolo pubblico degli arredi urbani». Una decisione politica, sulla quale il commerciante ha qualcosa da ridire: «Ricordo bene che in passato in via Garibaldi spostarono panchine e aiuole per far spazio ai dehors». Nel frattempo il cantiere sembra aver rallentato la sua attività e non si sa quando termineranno i lavori. «Se va avanti così, dovrò chiudere», conclude. (dav.pi.)

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