La Nuova Sardegna

Oristano

«Noi sindaci abbandonati dalla Assl»

di Maria Antonietta Cossu
«Noi sindaci abbandonati dalla Assl»

Il primo cittadino di Sorradile accusa l’Ats: poco personale per l’emergenza covid e ritardi inaccettabili sulle comunicazioni

25 settembre 2020
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SORRADILE. Il rapido aumento dei contagi sta mettendo a dura prova il sistema sanitario provinciale e gli amministratori del territorio che fungono da anello di congiunzione tra la struttura di prevenzione e le popolazioni locali temono un’implosione. Denunciano le difficoltà degli Uffici di igiene pubblica oristanesi e dell’Unità di crisi dell’ospedale San Martino nel fronteggiare un immane carico di lavoro a causa di organici ridotti all’osso.

Si parla addirittura di due soli infermieri incaricati di eseguire i tamponi in tutto il territorio provinciale. Una situazione che rischia di ripercuotersi anche sull’operatività dei sindaci, responsabili della sanità pubblica nei propri Comuni. E qualcuno di loro teme il collasso. «Mancano medici, infermieri, specialisti. L’Ats a Oristano può fare affidamento su pochissime unità professionali e queste devono monitorare una situazione che non riguarda solo le persone che hanno contratto l’infezione, ma tutti i soggetti in isolamento fiduciario», afferma il sindaco di Sorradile Pietro Arca, alle prese con il primo caso di contagio dall’inizio della pandemia. «È una situazione vergognosa e la responsabilità è politica – aggiunge Arca –. La Regione intervenga subito e dica anche se sarà in grado di partire il 10 ottobre con le 500mila dosi di vaccino annunciate dall’assessore Nieddu. Chi fa i vaccini se ci sono pochi medici e i servizi di igiene pubblica sono pressoché sguarniti?».

Grande preoccupazione ha espresso anche il sindaco di Sedilo. «È una situazione che gli amministratori del Guilcier e del Barigadu denunciano da anni e che la politica deve risolvere urgentemente. La Regione deve dare risposte immediate sul personale perché gli operatori dell’Ats a Oristano stanno facendo un lavoro disumano, non gli si può chiedere di più».

A scandalizzare è il lassismo che sembra connotare l’approccio al problema da parte delle istituzioni politiche. «Nessuno si muove per rinforzare i nostri organici, c’è disinteresse da parte di chi dovrebbe trovare soluzioni, proprio nel momento in cui si dovrebbero mettere in campo forze importanti. Da questo punto di vista la provincia di Oristano è la più povera», afferma la consigliera di minoranza Margherita Cherchi. A Sedilo si registra la situazione più critica fra i Comuni dell’Alto Oristanese, con 45 casi di positività al coronavirus individuati su una platea di circa 600 persone sottoposte a tampone. Da registrare un peggioramento delle condizioni del parroco don Mongili, che da tre giorni è in terapia intensiva a Nuoro. Ieri il sindaco ha rivolto gli auguri di guarigione al sacerdote, al quale stanno arrivando attestati di affetto da tutte le comunità di fedeli che ha guidato in 44 anni. Primo caso invece a Solarussa, con il sindaco Tendas anche egli critico per i ritardi della comunicazione da parte della Assl. «Ho saputo della positività solo dal diretto interessato».

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