La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, la vergogna del Pronto Soccorso

Oristano, la vergogna del Pronto Soccorso

Al San Martino una decina di ambulanze in attesa. Non c’è più posto per i ricoveri. Assl sotto accusa

21 ottobre 2020
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ORISTANO. Le foto, le quattro che pubblichiamo, testimoniamo la Caporetto della sanità oristanese di fronte alla prima vera crisi da Covid al San Martino. Una decina di ambulanze, quasi tutti pazienti con gravi sintomi da Covid e uno con codice rosso, che hanno sostato ieri per diverse ore davanti al Pronto Soccorso del San Martino in attesa di depositare i pazienti. Tutto fermo, tutto bloccato. Pronto Soccorso in tilt, come era facilmente prevedibile, a distanza di pochi giorni dall’annuncio dal chiaro sapore elettorale dell’assessore alla sanità della Regione, che a Ghilarza lo scorso fine settimana aveva dichiarato che il reparto Covid oristanese sarebbe stato aperto nel giro di pochi giorni. Magari questa promessa sarà pur mantenuta, anche se i sindacati medici esprimono fortissime perplessità al riguardo, ma queste foto, e la rabbia contenuta degli operatori del sistema del 118, che si sono appellati anche al nostro giornale per denunciare un blocco delle attività di accettazione di nuovi pazienti durato ore, fanno temere il contrario.

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Se queste sono le prime avvisaglie di come verrà affrontata la imminente seconda ondata c’è da preoccuparsi. Ieri il blocco in entrata e in uscita dal San Martino era totale. Impossibile anche sanificare le ambulanze prive di pazienti che dovevano lasciare l’area «aspettiamo decisioni dall’Ats», si sono sentiti rispondere gli operatori e così oltre al danno di una attesa infinita è arrivata anche la beffa. Solo in serata la situazione è tornata alla normalità, con i pazienti in trasferimento a Cagliari, ma queste ore hanno rischiato di essere il preludio dell’ordinarietà sin dai prossimi giorni.

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Furibondi e preoccupatissimi i sindacati dei medici che in una nota accusano senza mezzi termini Assl e Regione di non aver fatto nulla per impedire i disservizi come quello di ieri. «Scelte schizofreniche di Ats e Assl per la gestione dell’emergenza Covid. Hanno deciso di realizzare qui un reparto Covid e un’area di terapia semi-intensiva e una terapia intensiva, cosa fino a poco tempo fa assolutamente non prevista. Spostano nuovamente la chirurgia – denuncia il segretario Cimo Giampiero Sulis – in pochi giorni, quando una operazione del genere avviene per gradi. Inoltre i locali del sesto piano sono stati “dismessi” nel senso che ora sono adibiti a spogliatoio e pertanto sono rimaste le carenze strutturali: infiltrazioni, le inefficienze dell’impianto di aereazione e la presenza del guano di piccione che tende ad entrare nell’ex reparto! E lì dovrebbe riandare a tamburo battente la chirurgia! Il reparto Covid che dovrebbe avere 12 posti letto, ma che al momento non ha un organico definito visto che nella disposizione di servizio diramata si legge che la degenza dei pazienti sarà a carico dei dirigenti medici di medicina e dei dirigenti medici Pneumologi e da tutti i dirigenti medici che si rendessero necessari». Il sindacato contesta il balletto di medici e specialità tra Oristano e Bosa e Ghilarza. «Ora invece ci si inventa in spregio a qualsiasi regola che i chirurghi del presidio ospedaliero di Ghilarza dovranno prestare 38 ore nel reparto di medicina in barba alla più semplice, divisione tra branche mediche e chirurgiche che determina le scelte professionali dei medici, ma chi si farebbe curare uno scompenso cardiaco da un chirurgo o chi si farebbe operare un appendicite da un dermatologo? Ora pare finalmente chiaro a tutti l’inadeguatezza delle piante organiche dei nostri ospedali, ma perché siamo dovuti arrivare a questo punto? Perché nei mesi passati non si è fatto niente? Adesso è tardi». Mai come in questo caso le foto parlano. In serata il Pronto soccorso era pieno di pazienti Covid, in tutte le sale. In nottata è iniziato il trasporto verso San Gavino, Bosa e Cagliari.(g.cen.)
 

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