La Nuova Sardegna

Oristano

Imputato positivo al Covid, processo a dicembre

Imputato positivo al Covid, processo a dicembre

E un legale in quarantena. Slitta la prima udienza per gli incendi ai camion legati gli appalti dei rifiuti  

28 ottobre 2020
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ORISTANO. Un imputato positivo al Covid e uno degli avvocati in quarantena fiduciaria: quanto è bastato per far slittare al 15 dicembre prossimo l’apertura del processo scaturito dall'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari su una presunta organizzazione che, tra il 2010 e il 2015, avrebbe incendiato una decina di autocompattatori in vari paesi del centro Sardegna.

Sono dodici le persone imputate, cinque delle quali accusate di associazione a delinquere di matrice mafiosa. Secondo il pubblico ministero Alessandro Pili, l’obiettivo dell’organizzazione, con base nel Montiferru, sarebbe stato quello di far fuori le ditte concorrenti nelle gare d'appalto per lo smaltimento dei rifiuti così da aggiudicarsi i bandi in mezza Sardegna. La Direzione distrettuale antimafia ipotizza a vario titolo anche i reati di minacce, danneggiamenti, incendi e turbativa d’asta.

A capo del sodalizio secondo il pm, c’era Giovanni Maria Firinu, 60 anni di Santu Lussurgiu, dipendente della Nuova Ecoservice, specializzata nello smaltimento di rifiuti, finito in carcere nell'aprile 2017 su ordine del Gip e poi scarcerato.

Imputata anche la sua ex moglie Francesca Piras, 60 anni di Ghilarza; il suo collaboratore Massimo Settefonti, 48 anni di Santu Lussurgiu; Giovanni Basilio Angioi, 50 anni, sassarese di origine e residente ad Assemini; Raimondo Manca, 56 anni di Seneghe, tecnico del Comune di Baratili San Pietro; Emilio Chessa, 64 anni, ex sindaco di Santu Lussurgiu; Stefano Putzolu, 54 anni, ex vice sindaco di Santu Lussurgiu; Franca Pani, 45 anni di Macomer; Mario Moro, 72 anni di Oniferi; Gonario Moro, 42 anni di Oniferi; Giuseppe Amato, 55 anni di Torre Annunziata; Luigi Bastri, 53 anni di Napoli. Secondo l’accusa, la presunta banda avrebbe imperversato in diverse parti della Sardegna per accaparrarsi gli appalti di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Secondo il sostituto procuratore Pili, tutto sarebbe iniziato a Tonara nel 2010 con l'incendio di alcuni autocompattatori della ditta di smaltimento rifiuti Redento Poddie. Da quel momento in poi, per cinque anni, secondo gli inquirenti c’è stata un’escalation di attentati in molti paesi del centro Sardegna come Torpè, Paulitatino, Buddusò e Santu Lussurgiu. (m.c.)

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