La Nuova Sardegna

Oristano

Doddore, «Troppe ombre sulla morte»

di Enrico Carta
Doddore, «Troppe ombre sulla morte»

La difesa ha chiesto di riaprire l’indagine sulla fine dell’indipendentista Meloni

29 ottobre 2020
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TERRALBA. Non è ancora finita. La battaglia giudiziaria sulla morte dell’esponente indipendentista Doddore Meloni prosegue al tribunale di Cagliari, dove la giudice per le indagini preliminari ha per le mani gli atti in base ai quali dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta del legale di Meloni che vuole una prosecuzione e un approfondimento dell’inchiesta che sin qui è stata ritenuta poco approfondita. L’avvocatessa Cristina Puddu ha infatti sollecitato che vengano acquisite nuove prove sui modi e sui tempi del ricovero di Doddore Meloni che morì in ospedale il 5 luglio 2017, dopo aver ripreso l’alimentazione in seguito a un lungo periodo di sciopero della fame.

Protestava per la carcerazione che riteneva l’ultimo atto di una persecuzione giudiziaria iniziata nel momento in cui era ricomparso sulla scena proclamando, assieme ad alcuni fedelissimi, la nascita della Repubblica di Malu Entu che doveva essere un primo presidio indipendentista con sede proprio l’isolotto di Mal di Ventre al largo della costa tra San Vero Milis e Cabras. I problemi giudiziari però si moltiplicarono e saltarono fuori grane legate a questioni fiscali. Alla fine Meloni si ritrovò in carcere e da subito dichiarò di voler protestare per quella detenzione in quanto riteneva le sentenze il frutto di una persecuzione legata all’attività politica col suo movimento Meris.

La mancanza di cibo aggravò le sue condizioni e dopo qualche settimana Doddore Meloni fu trasferito dal carcere all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Fu lì che riprese l’alimentazione e fu lì che trovò la morte alla quale seguì la denuncia perché si ritenne che tutta la vicenda, dal punto di vista sanitario, fosse stata piena di falle. Si parte dal ricovero tardivo – Doddore Meloni fu assistito per parecchi giorni in carcere e non in ospedale – per arrivare alla somministrazione del cibo nel momento in cui decise di riprende l’alimentazione. Da subito furono avanzati dubbi sul fatto che la somministrazione fosse avvenuta in maniera corretta.

A ogni modo il primo perito, col solo esame delle cartelle del medico legale, non individuò anomalie o reati. La procura chiese quindi per due volte l’archiviazione con l’avvocatessa Puddu che si è sempre oposta e che ora chiede una nuova perizia. La decisione arriverà nelle prossime settimane.

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