La Nuova Sardegna

Oristano

L’impianto non si fa ma il Comune dovrà pagare la ditta

di Davide Pinna
L’impianto non si fa ma il Comune dovrà pagare la ditta

Terralba, lo stop alla Bs Green costa anche 14mila euro L’azienda che doveva trattare scarti animali sarà risarcita

29 ottobre 2020
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TERRALBA. L’impianto non si farà più, questo ormai è assodato da mesi, ma lo stabilimento della BS Green destinato al trattamento degli scarti di origine animale continua a destare polemiche. Lo stabilimento, un biodigestore di sottoprodotti di allevamento non classificabili come rifiuti con annesso cogeneratore in grado di produrre energia elettrica dal gas derivante dal trattamento degli scarti, sorgerà probabilmente qualche chilometro più a Sud, nella zona artigianale di San Nicolò d’Arcidano. Ma il Comune di Terralba dovrà pagare 14mila euro alla società proponente, a titolo di risarcimento per le indagini svolte nei lotti della zona per gli insediamenti produttivi dove sarebbe dovuto sorgere originariamente l’impianto.

Su questo risarcimento, c’è chi vuole vederci chiaro, come il consigliere comunale di opposizione Giampietro Pili, che ha presentato un’interpellanza al suo quasi omonimo, il sindaco Sandro Pili. Per il biodigestore di BS Green sembrava tutto già pronto quest’estate, con il Comune e la società che avevano raggiunto gli accordi per la cessione dei lotti nella zona PIP e l’avvio della pratica in Regione per la valutazione ambientale.

Poi, quando il progetto era stato reso noto da un articolo della Nuova, era scattata la rivolta degli imprenditori già insediati nella zona, praticamente tutti contrari per la paura che gli eventuali odori prodotti dall’impianto potessero danneggiare una zona artigianale che punta molto sul settore agroalimentare. Dopo qualche settimana di polemiche, il 1° settembre la giunta comunale decise di fare marcia indietro e approvò una delibera che esclude gli impianti di quel tipo dalla propria zona artigianale.

Il progetto a quel punto lascia per sempre la città del bovale per trasferirsi nella vicina Arcidano, dove viene accolto dal pieno sostegno dell’amministrazione uscente di Emanuele Cera e da quello contrario del comitato “Non è aria”, che raccoglie i residenti che si oppongono all’impianto.

La partita però a Terralba non si chiude così: lo scorso 19 ottobre gli uffici comunali hanno dato il via libera alla liquidazione di un debito di 14mila euro nei confronti della BS Green. Si tratta delle spese che la società ha affrontato per lo svolgimento delle indagini geologiche e geognostiche e per il frazionamento dei lotti che avrebbe dovuto ricevere in vendita dal Comune e dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto. «Se il progetto fosse stato portato prima all’attenzione del consiglio comunale – scrive Giampietro Pili nell’interpellanza –, forse avremmo risparmiato questa spesa alle casse del Comune. Suscita non poche perplessità la decisione di spendere 14mila euro dei contribuenti per un’operazione che non porta alcun vantaggio all’ente, anzi si rivela un danno».

Per il consigliere di minoranza, bisognerebbe chiarire anche se la BS Green era titolata allo svolgimento di quelle indagini: «Se la società era stata autorizzata, chi ha concesso l’autorizzazione, quando e in base a quali condizioni contrattuali?».

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