La Nuova Sardegna

Oristano

Dodici giorni senza il pronto soccorso

di Enrico Carta
Dodici giorni senza il pronto soccorso

A parte la parentesi di qualche ora del 27, il reparto è diventato un’area non prevista di ricovero per pazienti covid

02 novembre 2020
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ORISTANO. Pronto soccorso: dodicesimo giorno consecutivo di chiusura. E il tredicesimo che inizia oggi non sarà diverso dai precedenti, se si eccettua la breve parentesi di qualche ora tra la notte del 26 e mezzogiorno del 27 ottobre. La spirale in cui è entrato sembra trascinare sempre più in basso l’ospedale San Martino, che non riesce a uscire dal vortice per tornare a galla. Ieri, all’ora di pranzo, i pazienti covid che occupavano le varie sale del pronto soccorso erano quindici. Alla stessa ora, ma il discorso non cambia se confrontato con i dati dell’ultima dozzina di giorni, il reparto studiato dai vertici sanitari regionali e locali che doveva servire per tamponare l’emergenza e ospitare i pazienti covid, era al massimo della capienza: dieci letti, tutti occupati. È così dal giorno successivo alla sua apertura con la conseguenza, evidentemente non prevista a tavolino, che il pronto soccorso sarebbe diventato la valvola di sfogo per i contagiati con l’effetto di renderlo inaccessibile a chiunque abbia bisogno di cure per qualsiasi altra emergenza.

La sensazione, che peraltro si basa su elementi certi che non erano stati presi nella giusta considerazione o che forse si pensava fossero meno impattanti sul sistema ospedaliero oristanese, è che si andrà avanti ancora molto a lungo con questa situazione che vede gran parte della provincia privata del pronto soccorso. Se si esclude il presidio di Bosa, tutto il resto del territorio è ora sguarnito e i punti di riferimento sono diventati il San Francesco di Nuoro e l’ospedale di San Gavino, dove iniziano a suonare i primi campanelli d’allarme perché la struttura deve sopportare anche il carico oristanese per cui non era preparata.

In mezzo alla tempesta perfetta, c’è poi il risiko dei medici a complicare la situazione. I due che sono stati trasferiti da Ghilarza a Oristano non possono di fatto essere in servizio al pronto soccorso del San Martino perché hanno esoneri e limitazioni. Per via delle loro condizioni di salute, non possono essere in servizio in aree dell’ospedale in cui sono presenti pazienti covid, cosa che da dodici giorni non accade per il pronto soccorso.

Fine dei problemi? Non del tutto. Come se già non bastassero questi, i medici hanno fatto notare alla dirigenza ospedaliera e dell’Assl come sia il reparto covid sia il pronto soccorso siano sprovvisti di aspiratori ad aria forzata. Si potrà pensare che siano in funzione i ventilatori che comunque garantiscono un ricambio d’area, invece anche quelli sono un miraggio. Così come l’area di decontaminazione per chi termina il turno di lavoro.

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