La Nuova Sardegna

Oristano

Madre maltrattata, condannato il figlio

Madre maltrattata, condannato il figlio

Cabras, non tollerava i problemi psichici della donna: 2 anni e 10 mesi al 29enne

10 dicembre 2020
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CABRAS. La madre aveva un disturbo bipolare. Noncurante di ciò o forse addirittura perché mal sopportava la patologia della madre, il figlio 29enne era stato capace di trasformare la casa in una succursale della violenza. Psicologica e fisica. Succede tutto due anni fa e su quelle vicende di violenza domestica ora c’è anche la sentenza della giudice per le udienze preliminari che dice che L.P. è colpevole e merita la condanna a due anni e dieci mesi, oltre a mille euro di multa.

Il giovane aveva messo in fila una serie di reati e di capi d’imputazione, venendo assolto solamente per quello di sequestro di persona. Per il resto l’impianto accusatorio del pubblico ministero Silvia Mascia, che aveva sollecitato la condanna a tre anni, ha retto interamente.

In cima all’elenco c’è una serie di episodi di maltrattamenti in famiglia iniziati con le frasi offensive: «Sei un’esaurita, una maledetta, fatti curare», modo con cui poneva continuamente l’accento sulle condizioni di salute precaria della madre. Alle parole seguirono anche fatti ben più violenti, visto che contro la donna fu scagliato un secchio pieno d’acqua e che i mobili di casa diventavano bersaglio della furia del figlio che li danneggiò più volte. L’esito fu che la madre cercò riparo nella sua camera da letto dove, per paura di essere aggredita durante il sonno, si rinchiudeva a chiave.

Di giorno però tutto iniziava nuovamente da capo, con L.P. che arrivò persino a sfondare la porta della camera da letto dove la donna riposava in seguito a un intervento chirurgico. Il figlio voleva dei soldi e costrinse con la forza la madre a darglieli. Soldi che restarono protagonisti di altri episodi di violenza e di minacce tramutati poi nell’accusa di tentata estorsione e di rapina. Reati che l’avvocatessa Manuela Cau ha cercato di smontare sostenendo la tesi che tutto ciò che era contestato al suo assistito rientrasse nell’alveo dei soli maltrattamenti in famiglia, che l’imputato ha ammesso di aver compiuto. (e.carta)

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