Ladri in trasferta, processo immediato
di Enrico Carta
Richiesta della Procura per tre amici di Buddusò accusati di furti in casa di anziani
23 gennaio 2021
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ORISTANO. L’indagine è chiusa a tempo di record. Non ci sono motivi per andare oltre, perché la procura ritiene di avere in mano tutto quanto le è sufficiente e di conseguenza non ci sono motivi per attendere. Così il pubblico ministero Armando Mammone ha chiesto che vengano processate con rito immediato le tre persone di Buddusò accusate di aver messo a segno due colpi da sogno in casa di altrettanti anziani a Oristano e di aver tentato, senza successo, un terzo furto. Per Mario Soro, 41 anni (difeso dall’avvocato Nicolò Luchi), Salvatore Saba, 63 anni (difeso dall’avvocato Sergio Milia), e Mario Tavanti, 46 anni (difeso dall’avvocato Antonio Secci), l’udienza è fissata per il 4 marzo prossimo.
Dopo l’indagine condotta dagli agenti della Squadra mobile coordinata dal dirigente Samuele Cabizzosu, alla fine dell’anno scorso, i tre erano finiti ai domiciliari e tutt’ora la misura non è stata revocata. Gli viene contestato il furto di circa 53mila euro in contanti con una tecnica non certo innovativa, ma evidentemente sempre efficace. Il 4 aprile del 2019, con la scusa di cambiare dei soldi, erano riusciti a farsi aprire la porta dal padrone di casa, un anziano non vedente che abita nel centro storico. Uno di loro, dopo aver visto dove l’anziano custodiva i soldi, approfittando dell’abilità del complice nel distrarlo, era riuscito a portar via l’intero salvadanaio con 23mila euro.
Un anno e mezzo dopo erano tornati alla carica, sempre nella stessa casa, ma stavolta i soldi non erano più nello stesso posto ed erano andati via a mani vuote. L’anziano li aveva però riconosciuti dalla voce e aveva segnalato il caso alla procura che aveva iniziato così a esaminare i filmati delle telecamere che il non vedente aveva installato nella sua casa. Quando qualche settimana dopo, con la scusa di vendere frutta e formaggio, erano riusciti a rubare 30mila euro in casa di altri due anziani usando la stessa tecnica, la polizia aveva iniziato a incrociare i contatti telefonici e, dopo settimane di accertamenti, era arrivata alla soluzione che ora affronterà la prova dell’aula. Il 4 marzo gli imputati potranno comunque scegliere riti alternativi.
Dopo l’indagine condotta dagli agenti della Squadra mobile coordinata dal dirigente Samuele Cabizzosu, alla fine dell’anno scorso, i tre erano finiti ai domiciliari e tutt’ora la misura non è stata revocata. Gli viene contestato il furto di circa 53mila euro in contanti con una tecnica non certo innovativa, ma evidentemente sempre efficace. Il 4 aprile del 2019, con la scusa di cambiare dei soldi, erano riusciti a farsi aprire la porta dal padrone di casa, un anziano non vedente che abita nel centro storico. Uno di loro, dopo aver visto dove l’anziano custodiva i soldi, approfittando dell’abilità del complice nel distrarlo, era riuscito a portar via l’intero salvadanaio con 23mila euro.
Un anno e mezzo dopo erano tornati alla carica, sempre nella stessa casa, ma stavolta i soldi non erano più nello stesso posto ed erano andati via a mani vuote. L’anziano li aveva però riconosciuti dalla voce e aveva segnalato il caso alla procura che aveva iniziato così a esaminare i filmati delle telecamere che il non vedente aveva installato nella sua casa. Quando qualche settimana dopo, con la scusa di vendere frutta e formaggio, erano riusciti a rubare 30mila euro in casa di altri due anziani usando la stessa tecnica, la polizia aveva iniziato a incrociare i contatti telefonici e, dopo settimane di accertamenti, era arrivata alla soluzione che ora affronterà la prova dell’aula. Il 4 marzo gli imputati potranno comunque scegliere riti alternativi.