La Nuova Sardegna

Oristano

Sanità al disastro, la radiografia al San Martino

Sanità al disastro, la radiografia al San Martino

Il sindacato dei medici Cimo ha presentato un dossier Reparto per reparto si indicano le criticità non risolte

23 febbraio 2021
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ORISTANO. Vorrebbe essere una fotografia dell’esistente, si trasforma in un durissimo atto d’accusa alla classe politica che in questi ultimi anni, ha lasciato andare al suo destino la sanità oristanese, facendola diventare, colpevolmente e forse per interessi anche non chiari, la cenerentola del sistema sanitario sardo, lontano dai centri di potere, dai centri politici e dai centri professionali. Il risultato è che in questi ultimi anni, con entrambe le maggioranze al governo della Regione, il depauperamento di risorse, operatori, finanziamenti e servizi della sanità locale è continuato senza sosta. Una scelta che non ha risparmiato alcuna specialità, alcuna area, alcun territorio. Chi pensasse che a fronte di un depotenziamento, ingiustificabile comunque, della medicina ospedaliera si potesse registrare un rafforzamento di quella territoriale, rimarrebbe deluso. Niente è stato dimenticato in una opera di tagli figlia, come al solito di nessuno. Nessuno aveva responsabilità dirette, tutti applicavano ordini di qualcun altro. La “politica”, come se fosse una entità astratta e non vivesse sulla pelle delle persone, ha deciso che per far quadrare i conti e garantire la sopravvivenza di altre realtà, la sanità oristanese andasse lentamente depotenziata. In queste colonne, oggi e nei giorni a seguire riproduciamo in massima parte il dossier che la Cimo, il sindacato dei medici maggiormente rappresentativo a Oristano, ha inviato alle istituzioni locali e agli iscritti.

Il segretario della Cimo, il medico radiologo Giampiero Sulis, teme che da qui a fine primavera la situazione nei diversi reparti del San Martino possa anche peggiorare, nonostante le promesse di rafforzamento che giungono dalla politica. Ecco comunque la “radiografia” dei diversi reparti. Un quadro deprimente nella sua banale lettura.

Medicina. In reparto 12 medici, compreso il facente funzioni con il primario che è in pensione dal 1 luglio, contro i 18 previsti. Negli ultimi 2 anni il reparto ha perso 4 medici non rimpiazzati. Il reparto ha 58 posti letto ( e non 40 come risulta da numerose risposte della ATS) inclusi 8 posti che sarebbero dovuti essere destinati alla terapia semintensiva che non è mai stata attivata e che sono rientrati di norma nei posti letto di reparto senza personale aggiuntivo come promesso. Si fanno circa 3500 ricoveri annuali con una media di circa 10-12 appoggi in altri reparti per mancanza di posti letto. Spesso l’unità di medicina è inoltre interessata da ricoveri anomali ovvero di pazienti che necessitano di ricovero di reparti come la nefrologia o l’oncologia che non hanno posti letto. Inoltre i medici del reparto di Oristano sono stati spesso utilizzati per coprire le difficoltà degli organici di Ghilarza e Bosa. Ad oggi quindi dispone di 12 medici ospedalieri e di 4 colleghi assunti a tempo determinato nell’emergenza Covid che aiutano ma che non possono (né sono in grado) lavorare in autonomia per gestire un reparto che dovrebbe avere un numero di posti letto congruo con le esigenze della ASSL anche in considerazione che la medicina di Ghilarza è reparto Covid a bassa intensità e vi è solo il reparto di Bosa come altra medicina.

Ortopedia. Organico di 10 medici più il primario e di questi uno è esentato dalla sala operatoria e dai turni notturni e festivi per motivi di salute. Un collega è stato trasferito a Cagliari per motivi di famiglia e avrebbe dovuto essere sostituito da un collega che continua a non arrivare. C’è un posto vacante da più di un anno che non viene bandito. Da poco è arrivata una collega neo specialista. E’ l’unica ortopedia di un Dea in Sardegna che non svolge turni di guardia attiva notturna pertanto lavorano su 6 giorni e fanno reperibilità notturna e la domenica. Mancano pertanto almeno 2 unità per garantire l’attivazione delle guardie attive come dovrebbe essere per legge in un Dea. Risultano inoltre sempre più frequenti ritardi nelle operazioni di sala in pazienti traumatici che dovrebbero avere tempistiche ben stabilite ma la contemporanea mancanza di anestesisti blocca tutto. (1.continua)

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