La Nuova Sardegna

Oristano

«Lascio una città serena e tranquilla»

di Giuseppe Centore
«Lascio una città serena e tranquilla»

Ultimo giorno di lavoro a Oristano per il questore uscente Giusy Stellino. Domani arriva Giuseppe Giardina

28 febbraio 2021
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ORISTANO. «Ma no, che non abbandono la Sardegna. Lascio l’isola solo fisicamente, ma questa terra è casa mia e qui tornerò appena potrò. A Sassari, dove ho lavorato tanti anni, a Nuoro, e naturalmente qui dove ho passato due anni splendidi circondata dall’affetto della gente e da un ambiente sereno e pulito».

Giusy Stellino, nata Busto Arsizio da sempre sassarese da trent’anni in Polizia, dopo il battesimo a Milano ha trascorso tutta la sua carriera professionale, che l’ha portata ad essere la prima questore donna dell’isola, lungo l’asse Sardegna-Roma. Adesso il salto del Tirreno per andare a dirigere la questura di Ravenna. Un cambio non solo geografico. Un altro mondo, lontano dai ritmi e dai colori dell’isola. Con il questore Stellino c’è tempo per una ultima intervista, con il saluto ideale a tutta l’isola e al suo sostituto il dirigente superiore Giuseppe Giardina, sino a ieri comandante della Polstrada sarda, con una lunga e molteplice esperienza nei diversi reparti e uffici della Polizia. Domani Giardina prenderà possesso della responsabilità della Questura.

Questore al tempo del Covid, tra divieti, chiusure e continue emergenze. Come è stato gestire l’ordine pubblico durante la pandemia?

«Nessuno di noi si aspettava un impatto così pesante sulla vita delle persone. Non è stato semplice far rispettare la legalità, ma devo dire che l’intero sistema della sicurezza in Provincia, sotto il coordinamento del prefetto, ha dato prova di attenzione e responsabilità. Abbiamo usato il buonsenso, e le volte che abbiamo sanzionato è stato solo per tutelare la salute. Abbiamo avuto una grande mano d’aiuto dai cittadini che hanno capito e hanno seguito le regole, molto più qui che altrove, mi creda. Oristano ha confermato di meritarsi i primi posti della ideale classifica delle città italiane dove si vive meglio dal punto di vista della sicurezza».

Rimanendo in ambito strettamente locale, lei ha avuto la responsabilità di gestire l’ordine pubblico per due Sartiglie, quella del 2020 e quella non svoltasi poche settimane fa.

«Tutti gli incontri che si sono svolti sulla Sartiglia come sulle altre manifestazioni provinciali, sono stati estremamente sereni; non ci sono stati scontri o imposizioni di alcun genere, ma una decisione finale condivisa, pur nel dispiacere di non far svolgere eventi unici e irripetibili. Tutti i protagonisti hanno con noi convenuto su cosa si dovesse e non si dovesse fare. E il dialogo continuo con gli amministratori locali ha facilitato il compito. spero di poter vedere al più presto le immagini di folla e i cavalieri in via Duomo».

Violenza di genere e reati connessi alla droga, due piaghe che vedono interessato in misura notevole l’intero territorio provinciale. Vediamo solo la punta dell’iceberg?

«Sicuramente c’è un sommerso, per entrambi i reati, che non appare. Per la violenza sulle donne, la nostra attività repressiva continuerà senza sosta; l’attenzione è e sarà massima, ma se non c’è una presa di coscienza nelle famiglie non si riuscirà a debellare questa odiosa pratica. Il codice penale, l’introduzione della procedura del codice rosso, la stessa costituzione della prima sala d’ascolto dentro la Squadra Mobile per le donne maltrattate sono strumenti utili per intervenire per tempo, ma non possiamo entrare nelle case, nelle stanze delle persone se queste non parlano. In questi giorni mi hanno chiamato associazioni e comitati impegnati su questo fronte per salutarmi, ma mi ha cercato anche una signora perchè siamo stati vicino a lei come Istituzione. È stato forse questo il saluto più bello».

Ma la vera piaga anche qui è la droga. Perchè l’attività repressiva non funziona come ci si immagina?

«La droga è trasversale, colpisce tutte le fasce di età, tutte le categorie, tutti i ceti, non c’è ambiente che non ne sia pervaso. È una corsa continua, più indaghiamo più filoni investigativi emergono. E i minori sono i più vulnerabili. L’età media di primo consumo si abbassa; i primi segnali arrivano a scuola e famiglia. Lì vanno colti: solo così il nostro lavoro diventa ancor più efficace».

Da Oristano alla Romagna il salto è notevole.

«Questa è una città tranquilla anche perchè c’è una ottima prevenzione. Lascio una squadra Mobile con cui ho lavorato tanto e bene, un sistema di forze di polizia che ha collaborato nei fatti (e non sempre è così), un sistema di governo del territorio sano e attento ai bisogni reali della gente. Qui c’è un senso di responsabilità invidiabile. Anche per questo motivo, e non solo per i tanti anni di lavoro la Sardegna rimane la mia casa. E qui tornerò prima o poi».

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