La Nuova Sardegna

Oristano

Samugheo non si arrende ed è pronto a riaprire

di Maria Antonietta Cossu
Samugheo non si arrende ed è pronto a riaprire

Il paese è in lockdown rafforzato. Negozi chiusi, attività bloccate, vie deserte Questo sacrificio accettato senza proteste. «Solo così ne usciremo prima»

08 aprile 2021
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SAMUGHEO. Il coronavirus ha rallentato i battiti al cuore di Samugheo, una comunità attiva e laboriosa da due settimane in isolamento per respingere l'avanzata dell'epidemia. Le misure di contenimento e la paura di esporsi al rischio di contagio hanno riempito le case e svuotato strade e luoghi di lavoro. Il paese è tornato ai tempi del primo lockdown. Nessuno esce. E adesso a differenza di un anno fa, c’è più rassegnazione, mista a paura. Il virus non è domato, e gli oltre 160 casi positivi non consentono ancora di mettere la parola fine a questo incubo.

Le saracinesche abbassate di bar, centri estetici, saloni di parrucchieri e barbieri fanno da cornice alle vie deserte, a tutte le ore. Il silenzio accompagna le giornate dei residenti, che al telefono sperano che questo sacrificio possa servire.

«È desolante vedere il paese semivuoto, ma dobbiamo adattarci», afferma Emanuele Sanna, titolare di una barberia in via Sassari. L’ennesima serrata non è facile da metabolizzare. «Abbiamo faticato molto per riprenderci e proprio quando ci stavamo risollevando è stata istituita la zona rossa. Trovo comunque giuste le restrizioni nell’interesse della salute pubblica e se rispetteremo le regole supereremo questo difficile momento».

La pensa allo stesso modo anche Basilio Musu, allevatore e proprietario di una macelleria in piazza Sedda. «Credo che a questo punto l'infezione sia stata circoscritta, ora dipende soloda noi: sta al nostro buon senso far sì che l'epidemia regredisca», sottolinea Musu, che da capitano della compagnia barracellare, impegnata nella gestione dell'emergenza, ha un punto d'osservazione privilegiato. «Percepisco una grande preoccupazione, lo dimostrano la massiccia adesione agli screening e il fatto che in giro circoli pochissima gente e solo per strettissima necessità. Purtroppo c'è un altro risvolto negativo: l'impossibilità per molte persone in quarantena di lavorare. Lo stesso vale per chi ha dovuto chiudere per i divieti. Speriamo di risollevarci, è l’amara constatazione. Nessuna fascia d'età o categoria è immune dalle conseguenze dell'emergenza, come testimonia Nicola Sulis, studente al liceo scientifico di Sorgono. «In quest'ultimo anno abbiamo fatto più didattica a distanza che lezioni in classe e il rendimento non è lo stesso», spiega il ragazzo. «Stiamo sacrificando molto anche in termini di relazioni sociali, ma queste rinunce sono imposte dalla grave situazione e dobbiamo cercare di adeguarci alle regole. E' l'unico modo per uscirne al più presto».

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