La Nuova Sardegna

Oristano

I parenti degli indagati non rispondono

di Enrico Carta
I parenti degli indagati non rispondono

Primi interrogatori per chi avrebbe ricevuto le dosi impropriamente. Tra loro anche nove militari della Guardia di finanza

21 aprile 2021
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ORISTANO. L’indagine corre e la lista dei testimoni si allunga. Nomi nuovi tra i vaccinati dell’inchiesta “Saltalafila” spuntano fuori e toccano persone che ricoprono ruoli di vertice all’interno di alcuni corpi delle forze dell’ordine. Tutto questo mentre ieri, in ospedale, i carabinieri del Nas, coordinati dalla maggiore Nadia Gioviale, hanno effettuato nuove perquisizioni e acquisito altri documenti. L’inchiesta “Saltalafila” muove i suoi passi su più fronti e quello più caldo sembra essere la sede del comando provinciale dei carabinieri in via Loffredo: è lì che i primi testimoni, in questa fase persone informate sui fatti, sono stati convocati dal procuratore Ezio Domenico Basso e dal sostituto procuratore Andrea Chelo per gli interrogatori.

I parenti degli indagati. C’erano, tra i primissimi, i parenti dei sedici indagati. Coloro che, impropriamente secondo gli inquirenti, avrebbero ottenuto le dosi di vaccino, «Perché altrimenti le avremmo buttate», si sono giustificati alcuni dei medici che hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa in questi giorni. La procura sta verificando proprio questa che ritiene un’anomalia, tanto da aver contestato agli indagati l’abuso d’ufficio e il peculato – ieri per uno di loro è arrivata anche la contestazione del reato di falso perché avrebbe modificato in corsa un certificato medico per far risultare la moglie tra i pazienti fragili –.

Bocche cucite. Risposte dai familiari degli indagati comunque non ne sarebbero arrivate. Il loro status di parente stretto, garantito dalla legge, consente loro di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ben diverso il discorso per gli altri testimoni convocati ieri. Sono divise, quelle della Guardia di finanza. Nove, oltre il comandante provinciale, il colonnello Andrea Taurasi, sarebbero i militari appartenenti alle Fiamme Gialle che avrebbero ricevuto il vaccino in tempi o con modalità ritenute irrituali, quando cioè si stava ancora procedendo con le somministrazioni al personale sanitario. Tutto ciò sarebbe accaduto o prima del turno delle forze dell’ordine o successivmente a questo con l’intenzione però di evitare l’inoculazione con AstraZeneca preferendo il vaccino Pfizer. Ovviamente il contenuto delle loro risposte è secretato, ma il chiaro intento della procura e dei Nas è quello di capire se ci sia stato un collante particolare, un trait d’union che abbia legato chi somministrava le dosi a coloro che ne hanno beneficiato anticipando i tempi e scavalcando chi avrebbe avuto la priorità.

La questura. Nei prossimi giorni a finire sotto esame saranno anche diversi poliziotti. Ci saranno, come anticipato ieri, l’ex questore Giusy Stellino e il primo dirigente Pino Scrivo, ma non saranno i soli. Altri nomi importanti della questura sono nell’elenco delle persone informate sui fatti perché potrebbero aver scavalcato, a loro volta, la fila. Sono il vicario del questore Fortunato Marazzita, il dirigente della Digos Fabrizio Biondi e il dirigente del Caip di Abbasanta Roberto Pietrosanti. Ma non sarebbero i soli: è possibile che con loro ci siano anche altri agenti che occupano posizioni non apicali e persino i loro parenti, anche giovanissimi.

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