La Nuova Sardegna

Oristano

Trecento milioni per la sanità oristanese

Trecento milioni per la sanità oristanese

È quanto prevede l’Ats con la nascita delle nuove Aziende. Questi fondi dalla base dell’offerta di servizi per la provincia

03 giugno 2021
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ORISTANO. Il futuro della sanità in provincia passa per un solo numero: 309. Sono i milioni di euro che secondo una prima ripartizione spetterebbero alla Assl di Oristano. Con questi soldi si dovrebbero coprire i costi globali: personale, servizi, acquisti. Questo numero è il risultato finale di un lavoro che ha visto l’Ats impegnata a dividere la torta regionale, oltre tre miliardi l’anno, destinata alle otto Asl, che torneranno ad essere autonome, e decidere quindi, con un budget però definito, come e dove spendere, quali settori potenziare e quali non rafforzare. Un ritorno al passato, per volontà del consiglio regionale, che cancellala riforma voluta nella precedente legislatura che aveva fatto nascere l’Ats e in subordine ad essa le Assl. Adesso le Asl saranno dei piccoli califfati. Se sarà un bene o un male per i servizi offerti nel territorio lo dirà solo il tempo.

Intanto però si possono fare alcune considerazioni, con una premessa. I fondi a disposizione della futura Asl di Oristano sono il prodotto di diversi fattori: la fotografia dello stato attuale, la spesa storica, i servizi offerti e le prestazioni effettuate. I numeri alla base del calcolo finale sono stati assunti dai dati del 2019, quando già la tendenza dei servizi offerti dalla Assl di Oristano era a calare. Per questo il pericolo che si dimensioni alla fine una Asl più debole e povera del necessario è forte.

Prendiamo per esempio gli accessi (cioè i pazienti che vanno) ai tre pronto soccorso: poco più di 40mila nel 2019, di cui quasi 32mila a Oristano, 5mila a Bosa e meno di tremila al Delogu, con 104mila prestazioni eseguite. Questi dati insieme al numero dei posti letto, del loro tasso di occupazione, e di tutto quello che viene prodotto, dal punto di vista sanitario, in Asl, determina un numero base che nel nostro caso è di circa 141 milioni di euro come costi per le prestazioni. Poi ci sono i servizi sanitari e non erogati per le prestazioni, dalle pulizie ai pasti, dalle manutenzioni ai consumi vari, per altri 30 milioni; il costo del personale, per altri 90 milioni; i consumi sanitari (in generale tutti gli acquisti legati alla parte sanitaria, dai farmaci alla strumentazione di vario tipo), per altri 38; infine oneri ammortamenti e costi vari e minimi per altri 8 milioni.

Così si forma la torta di 309 milioni, che comprende anche le prestazioni erogate dalle strutture private in convenzione.

Nei mille rivoli che compongono la spesa sanitaria una parte importante, la più consistente e visibile, riguarda la spesa per i ricoveri ospedalieri, sia di quelli che i pazienti effettuano in Assl, nei tre ospedali, sia di quelli che i residenti della provincia effettuano fuori dal territorio della Assl, in altri ospedali. Anche questi vengono pagati dalla Assl, che quindi paga per ricoveri fuori dal suo ambito e riceve per ricoveri di residenti in altre assl nel proprio ambito. Naturalmente il flusso in uscita è principalmente diretto verso Cagliari, nei suoi tre poli (Brotzu, Assl e Policlinico). A seguire Nuoro, che nel 2019 ha ricevuto 1382 ricoveri di oristanesi e poi la Assl del Medio Campidano, con 680 ricoveri, la metà di quelli costretti ad andare fuori regione, poco meno di quelli che hanno scelto il Policlinico di Sassari. La somma finale è che solo 58 ricoveri di oristanesi su 100 restano qui. Gli altri vanno fuori. Capire perchè ciò accada, individuare le scelte migliori per attrarre e non respingere i pazienti dovrebbe essere l’obiettivo primario di qualunque dirigenza al governo di una azienda sanitaria.(g.cen.)

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