La Nuova Sardegna

Oristano

«Nessun corso per evitare incidenti»

«Nessun corso per evitare incidenti»

In aula depone un collega dell’autista morto schiacciato nella cabina del camion

08 giugno 2021
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ORISTANO. Non sono solo notizie di luoghi lontani. Di incidenti sul lavoro si muore anche in provincia. Il 17 ottobre 2016 perse la vita l’operaio Andrea Sardu, 53 anni di Terralba. Il rimorchio del camion, che guidava all’interno di un capannone in via Atene nella zona industriale, urtò la struttura del prefabbricato e causò il crollo di un architrave che si abbatté sulla cabina del guidatore schiacciandola e portandosi via una vita. Per omicidio colposo si ritrovano ora davanti al giudice monocratico Marco Mascia, i rappresentanti legali delle ditte Logistica Mediterranea e Giumar, Gastone Fabbri e Tonio Fenu, per le quali stava eseguendo il trasporto.

Ieri due testimoni, gli ultimi dell’elenco del pubblico ministero Andrea Chelo, si sono succeduti in aula. Il primo ha raccontato che si trovava dentro il capannone quando udì il rumore dello schianto e del successivo crollò che ridusse la cabina del camion a un ammasso di lamiere. Al secondo invece sono state poste molte domande sulla formazione del personale nell’ambito della sicurezza sul lavoro e sui protocolli che gli autisti dovevano seguire in determinate circostanze.

Del resto la contestazione riguarda proprio la violazione delle norme sulla prevenzione di infortuni. Il testimone, tutt’ora dipendente di una delle due ditte, ha chiarito rispondendo alle domande delle controparti – tra loro ci sono gli avvocati di parte civile Simone Prevete, Valerio Martis ed Ezio Ullasci per conto dei familiari della vittima e gli avvocati Raffaele Miscali e Salvatore Casula – che il personale non era stato istruito sulla differenza tra l’operare in luoghi chiusi o all’esterno.

Ha spiegato che, essendo professionisti, decidono loro stessi il modo in cui agire ma che, in ogni caso, non c’erano state indicazioni particolari sul comportamento da tenere all’interno di capannoni prefabbricati né vi erano particolari misure di sicurezza che differenziassero un luogo al chiuso, come quello in cui avvenne l’incidente, da qualsiasi altro luogo all’aperto dove gli ostacoli e i fattori di rischio sono diversi.

Terminati i testimoni della pubblica accusa, si tornerà in aula il 13 settembre per i primi testimoni della difesa che sostiene invece che le aziende avevano formato a dovere i propri dipendenti e che rimane non convinta della ricostruzione sulla dinamica dell’incidente. Non dovrebbe comunque essere la prossima udienza quella in cui si arriverà alla sentenza. (e.carta)

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