La Nuova Sardegna

Oristano

La perizia era errata, la scuola media non stava crollando

di Enrico Carta
La perizia era errata, la scuola media non stava crollando

Svolta nell’inchiesta sulle medie di via Santu Lussurgiu Un errore di calcolo alla base della valutazione sbagliata

11 giugno 2021
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ORISTANO. La perizia era sbagliata e la scuola non stava crollando. I quasi duecento alunni delle scuole medie di via Santu Lussurgiu non dovevano essere costretti alla diaspora verso altri istituti cittadini; il Comune non si sarebbe dovuto affannare alla ricerca di soluzioni alternative; soprattutto l’edificio non è da demolire. La tanto temuta instabilità strutturale, certificata da una perizia, non è mai esistita. Insomma, è stato un errore nel calcolo e quindi nelle successive valutazioni a ingenerare un equivoco grande quanto una scuola, tanto che il sostituto procuratore Marco De Crescenzo che indagava per crollo colposo, ha richiesto l’archiviazione del fascicolo aperto qualche mese fa contro ignoti.

L’esito delle indagini della procura ha ribaltato quello degli accertamenti dei tecnici fatti lo scorso autunno, in seguito ai quali si era deciso, in tutta fretta, di chiudere l’edificio e far trasferire gli alunni e tutto il personale. Era il 10 novembre quando l’Ufficio tecnico del Comune fu messo in allarme. Gli studi, eseguiti dalla ditta privata al termine di alcuni lavori per arrivare all’assegnazione del certificato di idoneità, avevano stabilito che circa il 90% degli elementi in acciaio della struttura era da sostituire. Era come un certificato di morte imminente dell’edificio, perché per fare un lavoro del genere l’unica soluzione sarebbe stata quella di demolirlo.

Si corse immediatamente ai ripari chiudendo la scuola nel giro di un pomeriggio e tirando un grosso sospiro di sollievo: di fronte a dati del genere sembrava quasi un miracolo che non un solo pezzetto di solaio fosse venuto giù quando l’edificio era frequentato da decine e decine di alunni, dagli insegnanti e dal resto del personale. Il Comune iniziò allora un’affannosa ricerca di una sede alternativa per i ragazzi che proseguirono per qualche settimana le lezioni con la didattica a distanza. Poi il ripiego fu trovato e le classi vennero divise tra la scuola elementare di via Solferino e la scuola media di via Marconi.

Nel frattempo il Comune si è anche adoperato per evitare che le due soluzioni tampone venissere procrastinate all’infinito. L’alternativa più logica, anche perché si trova nello stesso quartiere, era quella di occupare il vecchio edificio dei Frassinetti che già in passato aveva ospitato alcuni istituti superiori. Quelle mura sono però della Provincia e così furono avviate le trattative tra i due enti che, ad aprile, si strinsero la mano dopo aver trovato l’accordo. Il Comune avrebbe messo sul piatto i 600mila euro che il ministero dell’Istruzione aveva aggiunto ai 300mila del bando regionale Iscol@ e avrebbe effettuato una serie di lavori e di migliorie. La Provincia avrebbe rinunciato a chiedere il canone di affitto proprio in virtù dell’ammodernamento ad opera del Comune.

Insomma, una risposta rapida, pur tra i malumori di chi ha dovuto affrontare numerose difficoltà logistiche nell’accompagnare i propri figli a scuola in tutti questi mesi. Peccato che sia stato messo in moto un gigantesco meccanismo di cui non ci sarebbe stato bisogno, pur ricordando che la scuola di via Santu Lussurgiu è carica di amianto in tantissimi suoi elementi. A questo punto tornare indietro diventa improbabile e non consigliabile proprio per quest’ultimo motivo.

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