La Nuova Sardegna

Oristano

Lite a Terralba sul vigile Cadeddu

Lite a Terralba sul vigile Cadeddu

A 53 anni dalla morte, scoppia la polemica sulla decisione di intitolargli il comando della polizia locale

31 luglio 2021
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TERRALBA. «Spero che il Prefetto non consenta l’intitolazione del comando dei vigili urbani di Terralba a Luigi Cadeddu. Il consiglio comunale ha sbagliato a decidere in questo senso». Nei piccoli comuni ci si divide anche su questioni tutto sommato secondarie, ma forse sono proprio queste che animano la vis polemica di consigli comunali il più delle volte placidi e sereni. È quello che è accaduto a Terralba dove la decisione di intitolare a un vecchio vigile urbano, morto decenni fa, la sede del comando ha trovato la decisa opposizione, in aula e poi con una nota ufficiale al prefetto, dell’ex sindaco e attuale consigliere di opposizione Gian Pietro Pili.

«Non vedo alcuna virtù civica nella biografia che lo stesso Comune ha preparato per giustificare la sua scelta, anzi. Al di là di palesi errori storici, dal suo ruolo nella prima guerra mondiale, il suo modo di fare e di imporsi, richiama alla mente il concetto di squadrismo, e questo non lo posso accettare», scrive Pili nella lettera al ministero e al Prefetto. L’ex sindaco sottolinea come nella biografia dello sfortunato vigile urbano, sfortunato perché si trova cinquantatrè anni dopo la morte a essere protagonista di una tenzone toponomastica, compaiano atteggiamenti, comportamenti e imprese che secondo lui sarebbero da dimenticare e non da ricorare.

«Viene definito il “terrore dei ragazzini” e per questo modo di fare viene descritto come “educatore di popolo”. Forse dal 1930 al 1965 quando Cadeddu era “la” guardia municipale terrorizzare per educare poteva essere un valore, ma non certo oggi. Ma c’è di più nella relazione viene descritta una delle principali attività di Cadeddu: impedire alle donne di prelevare acqua dagli abbeveratoi pubblici per i loro animali: si descrivono addirittura le sue tecniche di cammuffamento per “scoprire” coloro che compivano questo gravissimo reato».

E non è tutto, dalla repressione verso il prelievo illegale d’acqua, a Terralba, negli anni del fascismo imperante, della fame della guerra, il passo verso il controllo del cosiddetto traffico in paese, è breve.

«Il Comune lo descrive anche come persona che imponeva regole ferree per la circolazione delle biciclette. Alla fine degli anni trenta, fece sistemare in via Roma, angolo Piazza Cattedrale già piazza Marconi, un palo di sostegno gigantesco per fissarci un cartello piccolo, piccolo, scritto con stampini a sfondo bianco, che diceva: "E' severamente vietato il transito in bicicletta montata”. Un gruppo di operai rientrando dal lavoro, vista la novità del cartello, smontarono dalle loro bici e, telaio e ruote in spalla, sfilarono a piedi in via Roma. La mia simpatia va a quei poveri operai, i quali dopo una giornata di lavoro durissimo dovevano pure sottostare alle prescrizioni, adottate anche in maniera bislacca (un palo gigantesco che reggeva un cartello piccolo, piccolo) dal signor Cadeddu. Questo non è esercizio corretto di una funzione pubblica, ma è un abuso di potere».

L’ex sindaco, dopo aver demolito la figura e l’azione del povero vigile urbano se la prende con quello che appare il suo vero bersaglio: la relazione degli uffici a giustificazione della nomina. «Questo Comune lo descrive come il solitario sceriffo terralbese che mise in riga oltre ottomila cittadini terralbesi. È una frase offensiva per tutti i terralbesi che non avevano certo bisogno di essere messi in riga. Appare come un personaggio da cartone animato per come lo descrive la relazione, tra l'altro si metteva i gambali per assumere un'aria marziale. E gli volete pure intitolare la caserma?»(g.cen.)

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