La Nuova Sardegna

Oristano

«Non abbiamo fatto noi quelle scritte»

di Maria Antonietta Cossu
«Non abbiamo fatto noi quelle scritte»

I diciottenni di Ghilarza ammettono di aver imbrattato le pareti di un edificio comunale, ma non le strade

05 dicembre 2021
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GHILARZA. I carabinieri hanno derubricato il caso delle scritte nel centro urbano come atto di goliardia, escludendo che il riferimento agli ebrei contenuto in alcune frasi vergate sull’asfalto sia da ricondurre a movimenti antisemiti. È il motivo per cui al momento non ci sono indagini particolari, sebbene l’imbrattamento della cosa pubblica rimanga un reato. A indignare i cittadini è stato soprattutto il tenore di alcune espressioni usate. Dell’ondata di sdegno suscitata dalla vicenda i diciottenni di Ghilarza si sono sentiti gli unici bersagli, ragione che li ha spinti a chiarire coram populo la loro posizione.

I ragazzi hanno ammesso le loro responsabilità e chiesto scusa ai destinatari delle scritte sulle pareti di Su Sotziu, ma non ci stanno a fare da capro espiatorio per le frasi oltraggiose comparse in paese e in periferia. Ieri si sono dissociati pubblicamente smentendo di aver deturpato la pubblica via con espressioni ingiuriose o dai contenuti antisemiti rivolti alla loro stessa comunità. Sostengono di aver scritto un’unica frase, quella irriverente indirizzata alla vicina cittadina di Abbasanta e comparsa a Chenale.

Sullo sfondo c’è lo storico antagonismo consumato a colpi di pennello e vernice dalle giovani leve di Ghilarza, Abbasanta e Norbello, paese che da questa storia ha preso subito le distanze. Prima di fare pubblica ammenda la leva del 2003 aveva già presentato privatamente le scuse alle persone apostrofate con epiteti sgradevoli impressi sulle pareti dell’edificio avuto in prestito dal Comune per organizzare la festa di Sant’Antonio. Quell’azione è costata la revoca della concessione dei locali, ma aver riconosciuto lo sbaglio al cospetto delle persone offese non sembra essere bastato. I diciottenni del paese hanno incassato le critiche per le offese ai danni dei concittadini menzionati sulle pareti dello stabile che occupavano, ma non accettano di addossarsi colpe per azioni che sostengono di non aver commesso.

«Ci siamo già scusati con gli interessati senza aver sentito il bisogno di rendere pubblica la questione. A differenza di altri, abbiamo preferito non difenderci sui social negando di aver sbagliato, perché abbiamo fatto degli errori ed è giusto ammetterli.», hanno dichiarato i ragazzi, che a proposito delle scritte nelle strade hanno puntualizzato: «Ghilarza ne è piena, ma non ci siamo insultati da soli. Ciononostante siamo stati noi a cancellare la maggior parte di esse.»

Nella chiosa trapela inoltre la delusione per l’atteggiamento delle istituzioni locali: «Abbiamo deciso di fare chiarezza perché l’amministrazione comunale non l’ha fatta – hanno spiegato i giovani residenti –. In passato sono state fatte cose più gravi, ma noi ci siamo resi conto di aver esagerato e abbiamo accettato le conseguenze delle nostre azioni. Siamo stati puniti e sarebbe giusto a questo punto riservare a tutti lo stesso trattamento perché ciascuno impari ad assumersi le responsabilità dei propri errori. Ci sarebbe piaciuto ricevere anche un appoggio dall’amministrazione locale quando gli insulti sono stati rivolti a noi, e non soltanto le sole punizioni.»

Sul caso sono intervenuti anche il parroco dei tre centri, Padre Paolo Contini, e il vice parroco don Giacomo Zichi. I sacerdoti hanno condannato l’azione commessa da «alcuni vigliacchi scrittori notturni» a discapito della maggioranza dei giovani e hanno cercato di pacificare gli animi proponendo, in accordo con i sindaci, la celebrazione di un’unica messa di Sant'Antonio per le tre leve. Si comincerà da Norbello. «Siamo certi – hanno detto i sacerdoti – che insieme riusciremo a dare voce ai valori che ci uniscono e che rappresentano il fondamento delle nostre comunità.»

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